
Un recente caso clinico pubblicato dal Dipartimento di Medicina Interna dello Spital Thurgau di Münsterlingen (Svizzera) porta l’attenzione su una forma alquanto insidiosa della malattia di Lyme: la neuroborreliosi tardiva associata a una severa infiammazione del midollo spinale.
Il caso sottolinea le difficoltà legate al corretto riconoscimento dei sintomi neurologici e dimostra l’importanza di un approccio diagnostico obiettivo e approfondito.
Protagonista del caso è una donna di 54 anni che si è presentata al reparto di neurologia dell’ospedale svizzero con sintomi debilitanti, presenti da oltre un anno e mezzo, attribuiti a cause psicosomatiche. Tra i disturbi riferiti:
Nonostante la paziente non ricordasse punture di zecca o lesioni cutanee riconducibili all’eritema migrante, è stata sottoposta ai test sierologici per Borrelia. Le analisi hanno rilevato la presenza di anticorpi sia nel sangue sia nel liquido cerebrospinale, consentendo finalmente una diagnosi di neuroborreliosi di Lyme, purtroppo tardiva.
L’avvio tempestivo della terapia antibiotica ha portato a un miglioramento clinico, ma non alla completa risoluzione dei sintomi: sono rimaste sequele come stanchezza intensa e difficoltà motorie, esiti purtroppo comuni in caso di diagnosi e terapia tardive.
Lo studio evidenzia come la neuroborreliosi di Lyme possa presentarsi con sintomi molto variabili e spesso aspecifici, complicando notevolmente la diagnosi.
Raccomanda di non trascurare i disturbi neurologici di lunga durata e di considerare l’infezione da Borrelia anche in assenza di una storia di puntura di zecca o dei segni tipici di Lyme, come l’eritema migrante.
Sottolinea che un intervento diagnostico e terapeutico tempestivo può prevenire gravi conseguenze e migliorare significativamente la prognosi e la qualità della vita del paziente.
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