Trovato il punto debole del batterio di Lyme

Un enzima rivela il tallone d’Achille della malattia di Lyme e lascia intravvedere la possibilità di nuove cure.

Una nuova scoperta scientifica potrebbe modificare le cure contro la malattia di Lyme. Un team di ricercatori della Virginia Commonwealth University (Richmond, USA) ha identificato un enzima cruciale per la sopravvivenza della Borrelia burgdorferi, il batterio responsabile dell’infezione.

Lo studio, pubblicato sulla rivista mBio dell’American Society of Microbiology, mette in evidenza come questo enzima rappresenti il vero tallone d’Achille del batterio di Lyme, aprendo così la strada a nuove terapie mirate. La scoperta offre nuove prospettive per il trattamento non solo della malattia di Lyme, ma anche di altre infezioni trasmesse da zecche.

Una rivelazione promettente

L’enzima, chiamato BbLDH (lattato deidrogenasi di Borrelia), svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo del batterio, aiutandolo a produrre energia e resistere allo stress ossidativo. Secondo lo studio, l’enzima ha caratteristiche biochimiche e strutturali uniche, che lo rendono un bersaglio terapeutico ideale perché:

  • è essenziale per la crescita e l’infettività della Borrelia sia in vitro che in vivo,
  • riuscire a inibirlo consentirebbe di bloccare la malattia alla radice.

Come è stata condotta la ricerca e cosa è emerso

I ricercatori hanno usato un approccio multidisciplinare per studiare l’enzima combinando genetica, biochimica e cristallografia.

Attraverso uno screening ad alto rendimento hanno quindi identificato quattro suoi potenziali inibitori chimici. Tra questi, due molecole – metoxsalene e medicarpina – hanno dimostrato di ridurre significativamente la crescita del batterio, offrendo una potenziale base per la creazione di nuovi farmaci.

Entrambe le molecole sono da tempo oggetto di studi e sperimentazioni per altre applicazioni in campo medico, in particolare:

  • il metoxsalene è studiato nella terapia della vitiligine, in combinazione con luce ultravioletta,
  • la medicarpina, invece, è un isoflavone con diverse funzioni biologiche, noto per le sue proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie.

Quali sono i prossimi sviluppi

Il team della Virginia Commonwealth University intende ora ottimizzare gli inibitori e testarli in combinazione con altre terapie per aumentarne l’efficacia.

L’obiettivo è sviluppare un trattamento clinicamente applicabile contro la malattia di Lyme e altre infezioni trasmesse da zecche.

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