
Una 45enne della provincia di Treviso è ricoverata all’ospedale Ca’ Foncello per meningoencefalite da zecche (TBE) dopo un’escursione nel Bellunese. Le sue condizioni sono in miglioramento, ma il caso riaccende i riflettori sui rischi della TBE e sulle possibili sequele persistenti.
Cos’è la TBE e perché è pericolosa
La TBE (Tick-Borne Encephalitis) è una malattia virale trasmessa principalmente dal morso di zecche infette. Può presentarsi con i sintomi dell’influenza e regredire in pochi giorni o complicarsi e causare sintomi severi, lasciando talvolta deficit di lunga durata o addirittura permanenti.
Una recente studio pubblicato da Open Forum Infectious Diseases ha fatto il punto sugli esiti prolungati ed esaminato le conseguenze dell’infezione dopo la dimissione ospedaliera in diverse fasce di età.
I sintomi e le sequele a lungo termine
Quando l’encefalite da zecche (TBE) colpisce il sistema nervoso può causare una varietà di sintomi neurologici, neuropsichiatrici o altre sequele persistenti, più comuni negli adulti rispetto ai bambini.
Gli adulti mostrano spesso:
Anche se più rare, le conseguenze della TBE nei bambini possono compromettere sviluppo cognitivo e rendimento scolastico, sottolineando l’urgenza di ulteriori studi su durata, impatto e caratteristiche degli effetti a lungo termine.
Prevenzione della TBE nel Bellunese e nelle aree endemiche
Per ridurre il rischio di infezione gli esperti raccomandano, durante le attività all’aperto, di:
La strategia di prevenzione più efficace nei confronti dell’encefalite da zecche resta la vaccinazione, consigliata soprattutto a quanti risiedono o frequentano zone endemiche come il Nord-Est italiano.
Il recente caso bellunese sottolinea l’importanza di non sottovalutare la TBE: una malattia in espansione, potenzialmente grave e in grado di lasciare sequele a lungo termine che possono compromettere la qualità di vita.
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