Tbe: a settembre 39 casi in Italia

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i dati sui casi di encefalite da zecche (Tbe) registrati dal 1° gennaio al 23 settembre 2025. Complessivamente sono 39 e si riferiscono alle sole forme di «infezione neuro-invasiva», responsabile di serie complicanze a carico del sistema nervoso centrale.

La potenziale gravità della Tbe è confermata da un decesso e dall’ampio strascico di conseguenze a lungo termine che si accompagna ai casi più severi: memoria compromessa, mal di testa, concentrazione ridotta, problemi di equilibrio e di coordinazione, difficoltà nei movimenti.

Triveneto l’area più colpita

La maggior parte dei casi di encefalite da zecche accertati nel 2025 appartiene al Nord-Est italiano, che si conferma territorio endemico per la Tbe.

In cima alla classifica c’è il Trentino Alto-Adige con 16 casi (14 nella Provincia Autonoma di Trento e 2 nella Provincia Autonoma di Bolzano), seguito da:

  • Veneto: 13 casi
  • Friuli Venezia Giulia: 6 casi
  • Lombardia: 2 casi
  • Emilia Romagna: 1 caso
  • Toscana: 1 caso.

Esenti invece da contagi tutte le regioni del Sud.

L’andamento stagionale

Anche quest’anno l’encefalite da zecca ha mostrato un caratteristico andamento stagionale.

Il picco delle infezioni si è verificato a luglio, con 18 casi, diventati 30 ad agosto  e 39 al 23 settembre.

I numeri potrebbero tuttavia aumentare in conseguenza dell’intensa attività delle zecche nel periodo autunnale.

Il confronto con il 2024

Rispetto alla rilevazione del 2024 non c’è uno scostamento significativo di casi:

PeriodoN.ro di casiPeriodoN.ro di casi
Luglio 202419Luglio 202518
Agosto 202412Agosto 202512
Settembre 2024  9Settembre 2025 (fino al 23 settembre)  9
Totale40Totale39

L’importanza della prevenzione

Per la Tbe non esiste una cura specifica, ma sono possibili solo trattamenti di supporto e nei casi più severi è necessario il ricovero in ospedale.

È tuttavia possibile prevenire la malattia con la vaccinazione, consigliata dalle autorità sanitarie delle Regioni più colpite e in vari casi sostenuta con programmi vaccinali gratuiti per i residenti e per soggetti appartenenti alle categorie più a rischio.

I sintomi da non sottovalutare

Dopo un morso di zecca o attività all’aperto in zone endemiche, occorre prestare attenzione alla comparsa di sintomi simil-influenzali come:

  • febbre alta,
  • mal di testa importante,
  • forte stanchezza,
  • dolori muscolari e articolari.

Vanno segnalati tempestivamente al medico (insieme al morso di zecca): il loro riconoscimento è fondamentale per una diagnosi precoce.

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