Febbre Crimea-Congo: nuovi casi in Spagna e Grecia

La febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF) torna a preoccupare in Europa con cinque nuovi casi confermati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC): tre riguardano la Spagna, due la Grecia.

Per gli esperti è un chiaro segnale che la malattia si sta espandendo e c’è la necessità di un attento monitoraggio del suo principale vettore: le zecche del genere Hyalomma, la cui diffusione è sempre più frequente sia in aree già note sia in nuovi territori.

I casi in Spagna: un rischio concreto per chi sta all’aperto

Dal 2016 a oggi la Spagna ha registrato 16 casi gravi di febbre emorragica di Crimea-Congo, con un alto tasso di mortalità. La maggior parte delle infezioni si è verificata in primavera e in estate, quando le zecche sono più attive.

I nuovi casi riguardano le province di Salamanca, dove la circolazione della malattia è ben nota e Toledo, che ha registrato il suo primo caso nel 2024.

Sebbene il rischio per la popolazione generale resti basso, aumenta sensibilmente per chi svolge attività all’aperto, come lavoratori forestali, allevatori, cacciatori ed escursionisti. Proprio a questi ultimi l’ECDC raccomanda la massima prudenza e l’adozione di efficaci misure di protezione per evitare le punture di zecca.

Grecia: il ritorno inatteso della CCHF

In Grecia i due casi sono stati segnalati in Tessaglia, un’area che finora non aveva mai riportato la presenza della CCHF. Sono i primi episodi dal 2008, anno in cui fu registrato un unico caso isolato in Tracia, al confine con la Bulgaria.

Per le autorità, il ritorno della malattia in territorio greco rende urgente intensificare la sorveglianza e l’informazione rivolta a medici e cittadini sui rischi e i sintomi dell’infezione.

L’Italia e l’aumento delle zecche vettore

In Italia, fortunatamente, non si sono ancora verificati casi di febbre emorragica di Crimea-Congo, ma l’aumentata diffusione di zecche Hyalomma, principali vettori del virus che causa la malattia, desta preoccupazione.

Esemplari di Hyalomma sono stati individuati in diverse regioni, dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Basilicata al Lazio, dalla Campania, alla Toscana, fino al Friuli Venezia Giulia. La loro espansione è favorita dai cambiamenti climatici e dagli uccelli migratori che trasportano larve e ninfe di Hyalomma per lunghe distanze, contribuendo a disperderle anche verso le Alpi e le aree transalpine.

Perché è importante essere cauti

La febbre Crimea-Congo è altamente contagiosa e si può trasmettere non solo tramite punture di zecca, ma anche per contatto diretto con sangue o liquidi biologici di persone contagiate, oppure toccando animali infetti o superfici contaminate. La malattia rappresenta un rischio molto serio per chi ha contatti ravvicinati e non protetti con i malati.

Il vero problema però è la “circolazione invisibile” del virus: le zecche non sono soltanto vettori, ma anche possibili serbatoi del virus, che può diffondersi silenziosamente in natura senza dare segnali evidenti. La sua presenza può essere riconosciuta solo attraverso complessi test di laboratorio di biosicurezza elevata, spesso non accessibili a tutti i centri di ricerca. Per questo una sorveglianza attenta, che tiene conto delle popolazioni di zecche sugli animali selvatici e di allevamento, è fondamentale per individuare tempestivamente le zone a rischio.

Cosa fare per proteggersi

Chi trascorre tempo all’aperto dovrebbe sempre adottare misure preventive per evitare le punture di zecca: indossare abiti chiari e coprenti, utilizzare repellenti specifici e controllare regolarmente la pelle durante e dopo le uscite.

Inoltre, monitorare le rotte migratorie degli uccelli e i cambiamenti ambientali è essenziale per tracciare la diffusione delle zecche Hyalomma e prevenire il rischio di diffusione del virus CCHF.

La febbre emorragica Crimea-Congo è una malattia emergente in Europa, inserita dall’Organizzazione mondiale della Sanità nell’elenco delle patologie con il più alto potenziale epidemico e di importanza prioritaria per la ricerca e lo sviluppo di farmaci.

Al momento, infatti, non esistono terapie specifiche o vaccini per il trattamento e la prevenzione della CCHF e anche le conoscenze relative al virus e ai suoi effetti patogenetici sono ancora molto limitate.

Per approfondire clicca qui

Focus On