Secondo i ricercatori svizzeri “più semi produce un faggio, più roditori se ne nutrono, più la densità di zecche infettate dal battere che causa la borreliosi di Lyme crescerà nei due anni successivi”.
Per arrivare a questa conclusione sono stati analizzati quindici anni di dati, raccolti dal 2004 al 2018 in diversi siti del monte Chaumont, nella catena del Giura.
Il legame tra faggi e malattia di Lyme
Nel comunicato diffuso il 12 aprile 2021 l’università elvetica spiega che l’aumento della produzione di semi di faggio determina, l'anno successivo, una crescita dei piccoli roditori che se cibano, i quali svolgono una duplice funzione:
- sono serbatoi naturali di Borrelia, l’agente infettivo che causa la malattia di Lyme
- rappresentano gli ospiti preferiti delle zecche nei primi stadi di sviluppo.
Le zecche si infettano nutrendosi sui piccoli roditori che i semi di faggio hanno fatto prosperare e diventano vettori della malattia di Lyme per l’intera durata del loro ciclo vitale (circa 2 anni).
Il valore della scoperta
Stando alla ricerca il passaggio da una produzione molto bassa ad una molto alta di semi di faggio porta quasi a raddoppiare la densità delle zecche infette.
Di conseguenza, il monitoraggio produttivo delle faggete consente di prevedere con buon anticipo l’incidenza della borreliosi di Lyme in un territorio molto ampio. I faggi sono infatti una specie forestale molto diffusa a livello italiano ed europeo, con una distribuzione che va dalla Sicilia alla Scandinavia e dalla Grecia alla Spagna.
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