Le ricerche condotte dall’IZSLER in collaborazione con il Policlinico San Matteo e l’Università di Pavia documentano un caso a Bergamo e la circolazione del Tbe-virus nella fauna selvatica.
La diffusione a Nord-Ovest
Per i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico l’encefalite da zecche, per lungo tempo confinata quasi esclusivamente al Triveneto (con alcune segnalazioni in Emilia-Romagna), ha iniziato a diffondersi nel Nord Ovest italiano.
Per ora l’espansione geografica sembra limitata alla Lombardia, senza rilevazioni del virus in Piemonte.
La possibile spiegazione sta nella collocazione geografica della regione lombarda, posta a confine con la Svizzera e con i territori di Veneto e Trentino Alto-Adige dove la Tbe è endemica.
Il caso di Bergamo
L’unico caso finora documentato di malattia riguarda un cacciatore di 49 anni ricoverato presso l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
L'interessato è risultato positivo agli esami per il Tbe-virus ed ha riferito:
- di essere stato morso da una zecca in Val Brembana un mese prima del ricovero
- di avere poi sviluppato febbre e affaticamento, seguiti pochi giorni dopo da sintomi neurologici che includevano mancanza di coordinazione e di equilibrio.
Dopo le dimissioni ha continuato ad accusare:
- dolori (mialgia)
- affaticamento
- disturbi della concentrazione
- vuoti di memoria.
La severità dei sintomi conferma il carattere potenzialmente grave dell’encefalite da zecche, spesso responsabile di complicanze a lungo termine.
I risultati delle rilevazioni
Le indagini compiute dall’IZSLER dimostrano la presenza della Tbe nell’Italia nordoccidentale e indicano l'importanza di:
- sensibilizzare la popolazione e in particolare le fasce ad alto rischio, come cacciatori, escursionisti e agricoltori, sui rischi per la salute legati al morso di zecca;
- promuovere “misure preventive immediate”, compresa la vaccinazione, per evitare ulteriori casi clinici di Tbe negli esseri umani
- controllare il latte crudo e la produzione casearia tradizionale per evitare la possibile trasmissione alimentare del Tbe-virus.
Le implicazioni per la salute pubblica
Insieme all’allerta sulla potenziale diffusione dell’encefalite da zecche in tutta la Lombardia gli studi dell’IZSLER :
- sensibilizzano i medici a prestare attenzione ai sintomi neurologici compatibili con la Tbe
- indicano ai veterinari la necessità di individuare analoghi sintomi negli animali, segnalando gli avvenuti riscontri di atassia, tremori muscolari, incoordinazione e deglutizione frequente in esemplari di fauna selvatica
- evidenziano la necessità di informare e sensibilizzare la popolazione sull’adozione di idonee misure di prevenzione.
Tbe e malattia di Lyme
Le stesse zecche responsabili della Tbe sono in grado di trasmettere anche la malattia di Lyme.
Da qui l’importanza di fare attenzione pure alla comparsa di:
- “arrossamenti” sulla pelle che tendono lentamente a espandersi, (potrebbe trattarsi di eritema migrante, prima manifestazione della malattia di Lyme)
- paralisi dei nervi facciali (segnale frequente di neuroborreliosi di Lyme)
- dolori che si “spostano” da un’articolazione all’altra (dolori migranti) con frequente coinvolgimento di una sola articolazione, spesso rappresentata dal ginocchio, oppure da un polso, una spalla, un gomito, una caviglia o dall’anca (indizio di eventuale artrite di Lyme).
Al pari della Tbe anche la malattia di Lyme può avere un decorso serio e impegnativo. Il suo riconoscimento precoce e un pronto trattamento antibiotico consentono tuttavia la completa guarigione nella maggior parte dei casi.
Per entrambe le infezioni resta fondamentale la prevenzione, evitando i morsi di zecca.
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