Lo studio indica in particolare cinque voci di spesa interamente a carico dei pazienti:
- perdita di produttività
- terapie alternative
- test biologici ripetuti e inviati all’estero
- automedicazione
- trasporti.
Il confronto degli oneri economici
L’indagine menziona anche le cifre, mettendo a confronto l’entità dei costi a carico del paziente a seconda del percorso seguito.
Le risultanze sono contenute nella tabella riportata a fianco e indicano oneri sensibilmente più elevati per i percorsi informali.
La scelta dei pazienti
I ricercatori francesi sottolineano che la scelta di ricorrere a percorsi diagnostico-terapeutici informali per gestire la malattia di Lyme è spesso legata a una “interazione negativa” fra paziente e servizi sanitari e può verificarsi soprattutto quando il paziente:
- consulta diversi medici e specialisti
- non ottiene una diagnosi certa e un trattamento in grado di risolvere i sintomi
- affronta disagi psicologici.
A monte di tale situazione vi è spesso:
- una presentazione della malattia con manifestazioni atipiche, simili ad altre patologie
- una controversa interpretazione del quadro clinico e degli accertamenti diagnostici
- la persistenza di sintomi dopo il trattamento antibiotico.
Le indicazioni scaturite dallo studio
Lo studio si conclude con questa raccomandazione:
“Occorre far comprendere ai pazienti e ai medici di base che il ricorso ad un iter informale per la malattia di Lyme comporta non solo la prescrizione di esami medici e cure prolungate, nessuna delle quali consigliata, ma anche notevoli costi aggiuntivi, che sono in gran parte a carico del paziente.
Le conseguenze di questi trattamenti alternativi non sono solo mediche ma anche sociali, con un impatto significativo sui pazienti” e talora sulla loro qualità di vita.
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