È quanto rivela uno studio dei Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), pubblicato il 27 settembre sulla rivista scientifica Zoonoses and Public Health.
27 anni di controlli e verifiche
Il quadro delineato dai CDC poggia sui dati di sorveglianza della malattia di Lyme raccolti nel periodo 1992-2019.
Sono frutto dell’analisi di 698.876 casi di malattia, all’interno dei quali sono stati individuati:
- 112.002 casi attribuiti a donne di età compresa tra 14 e 49 anni
- 568 casi attribuiti a donne con gravidanza confermata
- 75 casi attribuiti a donne con gravidanza probabile.
Le valutazioni relative a frequenza, stagionalità, distribuzione geografica e manifestazioni cliniche sono stati messi a confronto con i 32.301 casi di malattia registrati nello stesso periodo in donne sicuramente non incinte.
Stagionalità e diagnosi
Le indagini americane attribuiscono al mese di giugno il picco dei casi di malattia di Lyme nelle donne in attesa e ipotizzano che l’alta percentuale di diagnosi precoci sia da attribuire:
- ai frequenti contatti delle donne incinte con operatori sanitari e strutture sanitarie
- alla maggiore attenzione e sensibilità riservate ai problemi di salute delle donne in gestazione
- al tempestivo riconoscimento dei segni inziali di malattia.
L’importanza di una terapia corretta
Gli autori segnalano che il trattamento della malattia di Lyme prevede, anche in gravidanza, l’assunzione di antibiotici.
Attribuiscono esclusivamente al medico la prescrizione del farmaco, del dosaggio e della durata della terapia sia per ottenere un efficace esito terapeutico, sia per proteggere la madre e il feto da possibili complicazioni.
Gli studi scientifici non evidenziano un aumento del rischio di difetti congeniti nel feto in via di sviluppo se una futura madre:
- contrae la malattia di Lyme durante o prima della gravidanza
- effettua un idoneo ciclo terapeutico.
La prevenzione
Alle gestanti viene raccomandato di usare tutte le comuni misure di protezione per evitare i morsi di zecca durante le passeggiate e le escursioni in aree boschive ed erbose, compresi i parchi urbani e i giardini pubblici.
Per l’eventuale uso di repellenti viene altresì raccomandato di utilizzare prodotti sicuri in gravidanza e sentire il parere del medico in caso di dubbi o allergie.
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