A metà giugno è stato accertato il primo caso a Gorizia e riguarda un cittadino sloveno domiciliato in Friuli Venezia Giulia.
L’infezione è causata dall’aumento della popolazione di roditori.
Che cos’è la «febbre da topo»
È una malattia zoonosica, ovvero trasmessa dagli animali all’uomo. Serbatoi e sorgenti di infezione sono i roditori selvatici e domestici.
Non è contagiosa e si trasmette solo da animale a uomo.
Come avviene il contagio
I roditori eliminano il virus attraverso le feci, l’urina e la saliva.
L’uomo può essere contagiato:
- per via alimentare: mangiando piante o frutti infettati dagli escrementi (ad esempio assaggiando asparagi selvatici o more raccolte nel bosco, senza prima lavarli accuratamente o cuocerli)
- per contatto: toccando feci o deiezioni di topo
- per via respiratoria: inalando il virus rilasciato dagli escrementi
- più raramente: con il morso del roditore.
Ci si può contagiare inalando il virus mentre si pulisce un’aia, un porticato o un ricovero di bestiame con la scopa, facendo cioè del pulviscolo che disperde nell’aria minuscole particelle di virus contenute in feci di ratto depositate a terra.
Come si manifesta
Dopo un periodo di incubazione relativamente lungo (in genere 2-3 settimane) l’infezione si presenta con febbre alta,mal di testa (spesso molto forte), dolore all’addome e alla schiena.
Può durare da due a quattro settimane e se non viene curata può avere serie complicazioni (causando danni renali, emorragie, sindrome polmonare).
La guarigione completa può richiedere diverse settimane.
Come si cura
Per la «febbre da topo» non esiste una cura specifica, né un vaccino.
La terapia è sintomatica e prevede:
- il ricovero in ospedale, con eventuale trasferimento in terapia intensiva
- un attento monitoraggio e gestione dell'equilibrio elettrolitico (alterazione del livello d’acqua presente nel corpo)
- il mantenimento di livelli corretti di pressione arteriosa e di ossigeno
- un trattamento appropriato di eventuali infezioni secondarie.
Come si previene
Per evitare il contagio il Ministero della salute raccomanda di evitare l’esposizione ai roditori e ai loro escrementi, lavare spesso le mani, non sedersi a terra in luoghi a rischio, non mangiare piante o frutti di bosco senza prima lavarli o cuocerli, indossare la mascherina quando si puliscono aree potenzialmente contaminate.
Raccomanda inoltre di evitare il contatto con polvere e suolo infettati dal virus durante il lavoro (soprattutto da parte dei lavoratori più a rischio, come allevatori e forestali) o le attività ricreative e, in caso di campeggio, di prendere adeguate precauzioni per escludere i roditori dalle tende o da altre sistemazioni, proteggendo acqua e cibi dalla possibile contaminazione.
Per approfondire:
Ascolta l’intervista al dott. Paolo Zucca, dirigente veterinario della regione Friuli Venezia Giulia: