Verso una diagnosi rapida di Lyme?

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Un team di ricerca guidato dall'Università della California ha sviluppato una tecnologia innovativa per rilevare la malattia di Lyme: si potrà utilizzare in ambulatorio e fornirà la risposta in una ventina di minuti, rendendola visibile tramite smartphone.

In un articolo pubblicato il mese scorso su Nature Communications i ricercatori hanno spiegato che il nuovo sistema di analisi è frutto di cinque anni di studi, impiega strumenti di intelligenza artificiale ed è in grado di fornire risultati rapidi e accurati, utilizzando materiali a basso costo.

 

Di cosa si tratta?

 

È un esame sierologico e prevede la semplice puntura di un dito per raccogliere il campione di sangue necessario all’esame.

Come i tradizionali test di laboratorio rileva gli anticorpi contro l’agente causale della malattia di Lyme (Borrelia burgdorferi), ma non richiede competenze specifiche o specialistiche per l’esecuzione e la lettura dei risultati.

 

È affidabile?

 

Fino ad oggi il nuovo sistema analitico è stato sottoposto a un numero limitato di prove di convalida, utilizzando campioni di sangue provenienti da biobanche certificate e accessibili.

Messo a verifica su 30 campioni della Bay Area Lyme Disease Biobank ha dimostrato di possedere:

- una sensibilità (capacità di individuare correttamente i soggetti malati) del 95,5 percento

- una specificità (capacità di individuare correttamente i soggetti non malati) del 100 percento.

I ricercatori stanno ora cercando partner per valutare le prestazioni dell’esame in ampi studi clinici e mettere a punto un test da rendere disponibile sul mercato.

 

L’attuale offerta di test rapidi

 

La crescente richiesta di analisi rapide e l’esperienza del Covid-19 hanno reso disponibili diversi test “fai da te” per la malattia di Lyme, facilmente acquistabili online.

Nella maggior parte dei casi richiedono la puntura di un dito, tamponando il sangue che fuoriesce con una scheda di raccolta inclusa nel kit.

Il campione viene quindi inviato a un laboratorio per l'esame e i risultati sono in genere disponibili tramite un portale online.

 

Auto-esami e test di laboratorio

 

Sia i test rapidi auto-somministrati, sia i tradizionali test laboratorio ricercano gli anticorpi, ovvero le proteine del sangue - note come immunoglobuline M (IgM) e immunoglobuline G (IgG) - prodotte dal sistema immunitario in risposta all'esposizione al batterio Borrelia, agente della malattia di Lyme.

Di norma gli anticorpi si formano lentamente e impiegano diverse settimane prima di essere rilevabili.

È quindi fondamentale aspettare almeno 6-8 settimane dopo il morso di zecca per effettuare le analisi, così da consentire al sistema immunitario di sviluppare gli anticorpi e ai test di misurarli. Anticipare i tempi potrebbe significare anticorpi scarsamente formati e non rivelabili, producendo un risultato falsamente negativo.

Occorre inoltre considerare che gli anticorpi possono rimanere nel sangue per mesi o addirittura per anni. Di conseguenza un test positivo può indicare sia un'infezione recente, sia un’infezione passata e del tutto risolta, ma non è in grado di rispondere alla domanda: ho la malattia di Lyme?

 

La diagnosi corretta di malattia

 

Le linee guida internazionali concordano nel ritenere la comparsa del tipico Eritema migrante un elemento sufficiente per porre diagnosi di malattia di Lyme.

In assenza di tale manifestazione, indicano come iter diagnostico da seguire:

- l’analisi approfondita dei sintomi

- la raccolta particolareggiata di informazioni sulla storia del paziente

- l’interpretazione degli esami sierologici correttamente eseguiti.

 

Quando può servire un test rapido?

 

Gli esperti ritengono utile il ricorso a un test “fai da te” nel caso di persone che:

- vivono (o soggiornano) in zone endemiche per la malattia di Lyme

- hanno subito uno o più morsi di zecca

- nelle settimane successive sviluppano sintomi poco specifici, ma compatibili con l’infezione.

In questi casi è motivato l’uso di un test rapido e l’eventuale esito positivo dovrà essere valutato dal medico curante, che deciderà se iniziare subito la terapia antibiotica o disporre ulteriori accertamenti.

 

 

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