Prende il nome dalla città di Alongshan (situata nella regione cinese della Mongolia interna) dove si è verificato il primo caso nell’aprile del 2017. Tuttavia la notizia è stata divulgata solo due anni più tardi (30 maggio 2019), con la pubblicazione sul New England Journal of Medicine di un rapporto sulla scoperta del virus.
L’epidemia in Cina
Nel nord-est della Cina l’Alongshan-virus ha colpito 86 persone, che al momento del ricovero in ospedale presentavano febbre, mal di testa, affaticamento e una storia clinica di morsi di zecca. Tutti sono guariti dopo una settimana circa di trattamento a base di antimicrobici e antivirali. Il fatto che 30 di essi (35%) siano stati in coma indica che il virus può causare gravi forme di infezione.
La situazione in Europa
Studi scientifici pubblicati tra il 2019 e il 2020 dimostrano che il virus di Alongshan è presente anche in due regioni della Russia (Chelyabinsk e Carelia) e nella Finlandia sud-orientale. Non c’è notizia di casi di malattia, ma la presenza del virus nelle comuni zecche europee suggerisce che si stia diffondendo al di fuori del territorio cinese.
Perché tanti virus nascono in Cina?
Il Covid-19 e prima ancora l’asiatica (1957) e l’influenza di Hong Kong (1968) sembrano indicare la Cina come un luogo particolarmente favorevole ai virus. Secondo gli esperti la causa principale va cercata nello stretto contatto fra uomini e animali, che non di rado sono allevati in casa per essere poi mangiati o ceduti nei mercati all’aperto, dove si vendono prodotti freschi e animali vivi (anche selvatici), macellati sul posto.
A favorire la commistione fra animali selvatici e domestici e tra questi e l’uomo c’è anche la radicata convinzione che alcune carni selvatiche siano utili a curare e prevenire le più svariate malattie.
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