Questa è la 50^ news del 2022.
È dedicata agli auguri di buone Feste a tutti coloro che ci seguono, ai quali va il ringraziamento per averci accompagnato lungo un anno che abbiamo chiamato a “Tre Zeta”.
Negli ultimi dodici mesi infatti Zecche, Zanzare e Zoonosi (vecchie e nuove) sono state protagoniste dell’informazione curata dal sito, trovando ampio spazio anche nelle cronache di giornali, radio e tv per la loro anomala circolazione in buona parte del Paese, con gli inevitabili rischi per la salute.
Con questi rischi dobbiamo tuttavia imparare a convivere. Per riuscirci bisogna conoscerli e adottare utili misure di protezione.
Questo è il nostro impegno.
Lo continueremo anche nel 2023, a partire dal prossimo 8 gennaio.
Buone Feste a tutti!
Si avvicina un Natale senza restrizioni, ma la possibilità di festeggiare in «normalità» deve fare i conti con l’arrivo di una triplice epidemia: l’influenza stagionale, giunta quest’anno in anticipo e con numeri da record, la ripresa dei contagi da Sars CoV-2 che ha registrato oltre 220 mila casi nella prima settimana di dicembre, l’aggressività del virus respiratorio sinciziale (Rsv), responsabile di un alto numero di affezioni bronchiali soprattutto nei bambini.
Il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) prevede che la contemporanea circolazione delle tre infezioni virali avrà dei picchi nel periodo delle Feste, con possibile aumento degli accessi in ospedale in quasi tutte le fasce di età.
Perché c’è un’impennata di malattie
Lockdown, distanziamento sociale e uso delle mascherine durante le ondate di Covid ci hanno messo al riparo dalle infezioni stagionali.
Negli ultimi due anni l’influenza sembrava scomparsa così come la circolazione del virus respiratorio sinciziale, di solito responsabile di sintomi lievi, simili al raffreddore, ma in grado di “diventare pericoloso per i bambini più piccoli e gli adulti più anziani”.
La mancata esposizione alle infezioni tipiche del periodo invernale durante la pandemia ha abbassato il livello degli anticorpi e di conseguenza indebolito il nostro sistema immunitario, creando un «debito di immunità» che ci rende più suscettibili alle malattie stagionali.
Perché i bambini sono i più colpiti
In un anno tipico i bambini sono esposti, già dal secondo anno di età, a una piccola quantità di virus respiratori che l’organismo combatte. Ma dal 2020 in poi questo rafforzamento immunitario si è notevolmente ridotto.
Oggi ci sono bambini di 3-4 anni che non hanno avuto contatti con le infezioni invernali e questo li ha resi più fragili e più esposti all’influenza e alla sindrome da Rsv.
Occorre inoltre tener conto che si tratta di infezioni sono altamente contagiose. Essendo arrivate contemporaneamente e in modo aggressivo hanno causato un’ondata di contagi molto superiore alla media stagionale.
Le raccomandazioni
Di fronte a una epidemia di infezioni simil-influenzali in crescita e alla ripresa del Covid-19 le autorità sanitarie europee hanno chiesto di informare le persone:
– sui rischi aggiuntivi legati a incontri sociali e spostamenti in occasione delle feste di fine anno,
– sull’importanza di restare a casa nell’eventualità di malattia,
– sull’utilità di mantenere l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani negli spazi aperti, di garantire una buona ventilazione degli spazi interni e di evitare, per quanto possibile, i luoghi affollati.
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A differenza delle punture di vespe, tafani, api e zanzare il morso di zecca è indolore e non dà prurito. Può tuttavia provocare una temporanea infiammazione della pelle, della durata di giorni o settimane.
Tale infiammazione è solitamente indotta dalla saliva della zecca, nella quale sono presenti diverse sostanze anestetiche e anticoagulanti in grado di suscitare una fugace reazione cutanea.
La comparsa della reazione non è sinonimo di malattia e non indica la trasmissione di agenti infettivi da parte della zecca.
Guarisce da sé
Di norma la lesione indotta dal morso di zecca guarisce spontaneamente.
Lo rivela una recente testimonianza scientifica, pubblicata online lo scorso 3 ottobre sulla rivista Cureus. Descrive come si è modificata e poi risolta nell’arco di 30 giorni l’infiammazione causata da un morso di zecca senza ricorrere ad alcun trattamento.
Le immagini che accompagnano il testo mostrano:
– la zecca, prima della rimozione, saldamente attaccata alla pelle e circondata da un piccolo arrossamento evanescente,
– la comparsa, 24 ore dopo l’asportazione della zecca, di una papula eritematosa (zona rialzata della pelle con meno di 1 centimetro di diametro), nella zona del morso,
– la persistenza della lesione per circa 14 giorni, trascorsi i quali inizia a schiarire,
– la trasformazione della lesione, a 30 giorni dall’estrazione della zecca, in un minuscolo segno rosato sulla pelle, in leggero rilievo.
La differenza con l’Eritema Migrante
La risposta infiammatoria provocata dal morso di zecca non va confusa con l’eritema migrante, segno caratteristico della malattia di Lyme.
L’eritema migrante compare a distanza di giorni o settimane dal morso di zecca e tende lentamente ad espandersi.
Diversamente, la reazione infiammatoria locale si presenta subito dopo il morso di zecca e nel corso dei giorni e delle settimane successive tende progressivamente a regredire.
Per distinguere le due lesioni c’è un semplice ma efficace metodo empirico, basta circondare la zona arrossata con un pennarello, facendo attenzione a come evolve.
Se col passare del tempo l’arrossamento cresce di 2-4 mm al giorno e oltrepassa il segno del pennarello si tratta di eritema migrante (stadio iniziale della malattia di Lyme) e va sottoposto tempestivamente al proprio medico curante.
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Fonte immagine: www.pexels.com
L’Ulss Dolomiti ha autorizzato uno studio pilota per valutare quali e quante malattie trasmesse da zecche costituiscono una minaccia professionale per i lavoratori impegnati in attività rurali, boschive e a contatto con la fauna selvatica.
L’obiettivo, spiega l’azienda sanitaria nel comunicato diffuso il 22 novembre, è capire quale sia l’effettivo livello dirischio nel territorio bellunese per le categorie professionali maggiormente esposte ai morsi di zecca.
Cosa prevede lo studio
L’ospedale di Belluno realizzerà un’indagine sulla “sieroprevalenza dei principali patogeni circolanti nelle zecche, al fine di valutare se l’esposizione all’ambiente silvestre e ad animali selvatici sia un fattore di rischio” professionale.
In parallelo, condurrà un’analisi sui “dati d’archivio relativi agli esami diagnostici condotti dal 2015 in poi per valutare il trend delle infezioni trasmesse da zecche, diagnosticate nel territorio di competenza” dell’Ulss Dolomiti.
Le informazioni raccolte serviranno a creare, all’interno di un’area già endemica per la malattia di Lyme e la Tbe, un modello di valutazione del rischio che potrà essere esportato anche in altre parti d’Italia.
La collaborazione con l’Università di Padova
Lo studio autorizzato nel Bellunese è parte di un progetto più ampio coordinato dal dipartimento di Medicina molecolare all’Università di Padova sulla “prevenzione e il controllo del rischio occupazionale” legato alle zoonosi trasmesse da zecche nel Nordest italiano.
Finanziato dall’Inail, e partecipato anche dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), il progetto intende realizzare “mappe di rischio consultabili online per consentire non solo alle categorie professionali interessate (agricoltori, forestali, guardie parco, giardinieri, allevatori, veterinari, agronomi, pastori, boscaioli, guide ambientali, addetti ai maneggi, ecc.), ma anche a escursionisti e cittadini di verificare quali sono le zecche presenti nelle diverse zone di interesse e quali potenziali patologie potrebbero veicolare”.
I dati a portata di clic
Le mappe di rischio saranno pubblicate in un sito web dedicato, dove sono già disponibili le prime informazioni utili sulle misure di prevenzione per i lavoratori e sui comportamenti da adottare in caso di morso di zecca.
La consultazione delle mappe sarà possibile a partire dai primi mesi del 2023, quando tutte le indagini geo-epidemiologiche saranno concluse.
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In Lombardia si espande una nuova specie di zecca. Il suo nome scientifico è Dermacentor reticulatus e rappresenta una seria minaccia veterinaria e per la salute pubblica.
Oltre a trasmettere vari agenti infettivi è il primario vettore della babesiosi canina, un’infezione che colpisce prevalentemente i cani, ma può diffondersi anche fra i ruminanti e, raramente, colpire l’uomo.
Le segnalazioni
Una recente indagine dell’Università di Milano, realizzata in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Brescia, segnala la diffusione del Dermacentor reticulatus in un parco periurbano della Lombardia, con un’alta circolazione di esemplari infetti.
Su 488 zecche raccolte, ben il 10,9% è risultato portatore di babesia canis, il patogeno responsabile delle forme più gravi, e a volte fatali, di babesiosi canina.
I precedenti
Già nel 2016, dopo alcune segnalazioni di medici veterinari, la presenza del Dermacentor reticulatus è stata confermata:
– nel Parco Regionale delle Groane: un’area di 3.400 ettari, che include 17 comuni distribuiti fra le province di Milano e Monza Brianza,
– nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, un’are di 91.000 ettari che comprende 47 comuni distribuiti fra le province di Milano, Pavia e Varese.
Le zecche raccolte allora sono state complessivamente 34.
I dati più recenti dell’ateneo milanese sembrano indicare un deciso aumento di zecche Dermacentor reticulatus nel territorio lombardo e una cospicua circolazione di esemplari infetti.
Le caratteristiche
Il Dermacentor reticulatus è una zecca dura con straordinarie caratteristiche biologiche:
– ha un alto tasso di riproduzione
– è in grado di resistere al freddo
– può sopravvivere sott’acqua per diversi mesi
– ha la capacità superare anni di condizioni sfavorevoli.
Generalmente è attiva in primavera con un picco ad aprile, diminuisce l’attività durante i mesi estivi e si riattiva in autunno.
Predilige gli habitat umidi e freddi (campi, terreni, pascoli, sentieri forestali, boschi misti o querceti) e la vicinanza ad acque stagnanti, coste, fiumi e laghi.
Ha una vasta gamma di ospiti. Allo stadio di larva o ninfa si nutre principalmente su roditori, mentre allo stadio adulto preferisce i grandi mammiferi domestici e selvatici (inclusi ungulati, carnivori, equidi e maiali).
Un campanello d’allarme
Nonostante le zecche Dermacentor reticulatusmordano solo occasionalmente l’uomo la loro diffusione deve suonare come un campanello d’allarme sia per le persone che frequentano spazi ricreativi, sia per i medici che lavorano nelle aree dove risultano presenti.
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Fonte immagine: Wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Dermacentor_reticulatus)
Uno studio dell’Università di Copenaghen indica l’utilità di utilizzare Google e i suoi strumenti per monitorare la diffusione delle zecche e delle malattie da loro trasmesse.
Secondo Moestrup Jensen, professore associato del Dipartimento di scienze vegetali e ambientali dell’Università svedese, le persone che hanno subito un morso di zecca cercano informazioni nel web, spesso rivolgendosi a Google.
Queste ricerche generano una mole enorme di dati, la cui elaborazione geolocalizzata consente di sapere dove e in quali periodi dell’anno le zecche sono attive, ottenendo indicazioni anche sull’espansione delle malattie di cui sono efficienti vettori.
10 anni di ricerche in internet
Utilizzando Google Trends – un immenso database di informazioni tratto dagli oltre 5 miliardi di accessi quotidiani effettuati su Google – gli studiosi dell’Università di Copenaghen hanno analizzato 10 anni di ricerche condotte in internet da persone residenti in Danimarca e in altri nove stati europei, digitando la parola chiave “zecca”.
Secondo il prof. Jensen i risultati ottenuti hanno dimostrato una correlazione molto chiara tra le ricerche effettuate e i picchi stagionali di massima attività delle zecche.
L’analisi geospaziale dei dati ha inoltre consentito di visualizzare geograficamente i territori interessati dalle ricerche e di ottenere quindi delle mappe di rischio.
Le indicazioni di Google Trends
Per i ricercatori danesi i comportamenti digitali delle persone morse da una zecca, rielaborati da Google Trends, permettono di:
– monitorare in modo affidabile la distribuzione geografica delle zecche nei vari territori e nei diversi periodi dell’anno,
– ottenere modelli attendibili sulla diffusione delle malattie da loro trasmesse (come la Tbe e la borreliosi di Lyme).
“Google Trends è un servizio unico e gratuito, capace di fornirci conoscenze che solitamente non siamo in grado di acquisire” ha dichiarato il prof. Jensen e, pur aggiungendo che “bisogna fare attenzione quando si utilizzano i suoi dati perché non sono privi di incertezze”, suggerisce l’ipotesi che, usati correttamente, “abbiano un livello di accuratezza abbastanza elevato”.
L’invito a fare Googling (ovvero ricerche con Google)
Da qui il singolare invito del docente di Copenaghen: “se vieni morso da una zecca e vuoi informazioni perché hai dubbi o incertezze, cerca online, aiuterai a far progredire la ricerca scientifica”.
Peccato che il prof. Jensen non abbia aggiunto: attenzione alle notizie che troverai, il web è zeppo di pericolose bufale e fake-news, difficili da scovare anche per Google!
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Le zecche sono normalmente presenti nei campi di calcio situati in prossimità di aree verdi.
Lo segnala un’indagine condotta in Germania: su 32 impianti sportivi vicini a parchi e ambienti naturali, ben 29 sono risultati infestate da zecche.
Le aree più a rischio
Complessivamente nei campi di calcio tedeschi sono state raccolte 807 zecche.
La maggior parte è stata trovata nelle pertinenze dei terreni di gioco, anche se sfalciate e libere da foglie.
Molto più contenuto invece il numero di zecche individuate sui tappeti erbosi destinati a partite e allenamenti, probabilmente per la loro precisa e costante manutenzione.
Il primato della zecca dei boschi
Com’era prevedibile gran parte delle zecche trovate appartiene al genere Ixodes ricinus, la comune zecca dei boschi, principale vettore della malattia di Lyme e della Tbe.
Inaspettata invece la scoperta di alcuni esemplari di Dermacentor reticulatus, una specie di zecca che morde raramente gli esseri umani ma può causare gravi malattie nei cani.
La capacità di adattamento
L’indagine tedesca si è svolta in primavera, dopo un inverno insolitamente lungo continuato fino ad aprile.
L’abbondanza delle zecche trovate è un chiaro segnale di come si sono adattate a sopravvivere anche nei contesti periurbani e in condizioni climatiche sfavorevoli.
Le raccomandazioni
Poiché gli impianti calcistici sono utilizzati da molte persone, i risultati dello studio indicano la necessità di sensibilizzare i giocatori, il personale delle società sportive e gli spettatori:
– sul rischio di subire un morso di zecca durante una partita o un allenamento,
– sull’importanza di adottare misure precauzionali, come l’uso di repellenti e il controllo accurato del corpo e degli indumenti subito dopo il rientro a casa.
I ricercatori sottolineano che tali misure di prevenzione sono “altamente efficaci contro la borreliosi di Lyme”.
Suggeriscono inoltre di ricorrere alla vaccinazione anti-TBE nei territori dove è segnalata la presenza dell’encefalite da zecche (TBE).
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Nel Nord-Est italiano una zecca su tre è infetta e in grado di trasmettere uno o più agenti patogeni con un singolo morso.
Lo rivela uno studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso 10 ottobre.
I rischi
I ricercatori hanno analizzato 367 zecche, raccolte tra il 2019 e il 2021 in animali provenienti di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, trovando il 30,2% delle Ixodes ricinus, le comuni zecche dei boschi, positive ad almeno un patogeno.
Le Ixodes sono risultate:
– le più diffuse
– con il più alto tasso di infezione
– in grado di trasmettere simultaneamente più di un microrganismo patogeno.
11 agenti infettivi
Lo studio dell’IZSVe ha inoltre evidenziato un’elevata diversità di agenti infettivi tra le zecche del Nord-Est.
Ben undici i patogeni trovati, tra i quali ci sono: la Borrelia burdoferi, responsabile della malattia di Lyme, altre specie di Borrelia (Borrelia miyamotoi e Borrelia afzelii), varie Rickettsie (Rickettsia helvetica, Rickettsia monacensis, Rickettsia slovaca) e l’Anaplasma (Anaplasma phagocitophylum), tutti in grado di veicolare infezioni.
Il contributo alla ricerca internazionale
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha presentato le ricerche realizzate nelle regioni del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto-Adige alla 10^ Conferenza internazionale “Tick and Tick-Borne Pathogen” svoltasi in Romania dal 29 agosto al 2 settembre 2022.
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Le alte temperature di questi giorni sono un chiaro segnale che il clima sta cambiando e mentre gli esperti lanciano segnali di allarme sulle conseguenze per il pianeta, uno studio dell’università tedesca di Goethe (Francoforte sul Meno) rivela che le zecche ne avranno beneficio.
Il cambiamento climatico favorirà infatti la loro espansione in nuovi territori e ne aumenterà l’abbondanza a livello locale.
Più zecche, più malattie
Per i ricercatori tedeschi una maggior quantità di zecche accentuerà la trasmissione di diversi agenti infettivi e aumenterà il rischio di malattie.
La previsione si basa su tre fattori.
Un clima più mite:
– estenderà il periodo in cui le zecche sono attive nella ricerca dell’ospite sul quale nutrirsi,
– influenzerà il comportamento umano, spingendo alla fruizione di habitat favorevoli alle zecche,
– causerà una perdita di biodiversità, con riduzione della fauna selvatica “incompetente” a infettare le zecche.
L’espansione
Oltre ad aumentare la loro presenza a livello locale lo studio indica un’espansione delle zecche soprattutto nell’Europa nord-orientale e in vaste aree dell’Europa centrale.
La maggior diffusione interesserà tre specie di zecca:
– l’Ixodes ricinus, la comune zecca dei boschi, principale vettore della malattia di Lyme e della Tbe
– il Dermacentor reticulatus e Dermacentor marginatus, vettori di diversi agenti patogeni, responsabili di malattie come le Rickettsiosi(alle quali appartiene la Febbre bottonosa del Mediterraneo) e della linfoadenopatia da zecche (come la Tibola).
Le previsioni di lungo termine
Utilizzando modelli matematici lo studio tedesco fa delle ipotesi a lungo termine (2080-2100) e suppone che buona parte dell’Italia, della Grecia e del Nord della Spagna, attualmente idonee al proliferare soprattutto delle zecche dei boschi, diventeranno in futuro climaticamente inadatte alla loro sopravvivenza, registrandone l’estinzione.
Purtroppo la buona notizia non è dietro l’angolo e, in attesa che i prossimi decenni possano confermare (o smentire) la previsione, nel breve periodo dobbiamo aspettarci un aumento delle zecche e un’abbondanza di zecche in grado di trasmettere malattie.
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Fonte immagine: https://link.springer.com/article/10.1007/s00436-022-07556-x/figures/1