Pubblichiamo il comunicato diffuso dall’ANSA il 23 agosto 2022 sul nuovo test per la diagnosi della malattia di Lyme.

“(ANSA) – UDINE, 23 AGO – Il professor Maurizio Ruscio, docente all’Università di Trieste, presidente nazionale del Gruppo Italiano per lo Studio della malattia di Lyme (GISLM), tra i maggiori esperti del settore, insieme con l’azienda del settore sanitario Friuli Coram, ha messo a punto un nuovo test diagnostico, per rilevare la presenza dell’agente infettivo responsabile della malattia di Lyme nei tessuti di una persona, l’Interferon gamma per Borrelia.

Il morbo di Lyme è la patologia più diffusa tra quelle causate dalle zecche e, se non curata, può colpire articolazioni, sistema nervoso, a volte occhio, cuore, con decorso persistente.

“L’utilità di questo test è duplice – spiega Maurizio Ruscio – si positivizza all’esordio dell’infezione prima dei test sierologici tradizionali ma, in particolare, permette di documentare la scomparsa della Borrelia burgdorferi dopo la terapia antibiotica” con maggior precisione rispetto ad altri test ed evitando così, “la somministrazione di ulteriori terapie non necessarie”.

Le zecche sono responsabili anche di altre patologie come TBE (Tick-borne encephalitis) o meningoencefalite da zecca e altre infezioni come Anaplasmosi-Erhlichiosi, Rickettsiosi, Febbre bottonosa del Mediterraneo, responsabili, a volte, di “coinfezioni” che si possono associare alla malattia di Lyme o presentarsi singolarmente.

Dall’azienda fanno sapere che il nuovo test sarà disponibile dalla fine del mese di agosto.”

Vai al sito dell’ANSA

Dopo l’anomala proliferazione di zecche preoccupa la veloce riproduzione delle zanzare, responsabili della trasmissione del West Nile Virus, o virus del Nilo Occidentale.

Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità sono 230 i casi di malattia e 13 i decessi accertati fino al 16 agosto 2022, contro i 144 casi e 10 decessi registrati la settimana precedente (9 agosto 2022).

Di fronte alla rapida crescita dell’infezione cerchiamo di fare il punto sulla nuova virosi, sui rischi per la salute e su come proteggerci.

Di cosa si tratta

Il virus del Nilo Occidentale è un Arbovirus trasmesso all’uomo principalmente dalla puntura di una zanzara infetta.

È stato isolato per la prima volta nel 1937, in Uganda, nel distretto West Nile da cui prende il nome.

In Italia è presente dall’estate del 1998 e la sua circolazione è monitorata da un Piano nazionale di sorveglianza, attivo dal 2002.

Cosa provoca

La maggior parte delle persone infettate con il virus del Nilo Occidentale non sviluppa sintomi di infezione.

In circa il 20% circa dei soggetti colpiti compare una sindrome simil-influenzale con:

– febbre

– mal di testa

– stanchezza

– congiuntivite

– dolori muscolari

– sfoghi cutanei

– ingrossamento dei linfonodi

– nausea

– dolori addominali.

Meno dell’1% dei soggetti sintomatici (circa 1 persona su 150) sviluppa un grave coinvolgimento neurologico con:

– disorientamento

– tremori

– disturbi alla vista

– torpore

– convulsioni

– paralisi

– coma.

Alcuni effetti possono essere permanenti e in un caso su mille il virus può causare un’encefalite letale.

L’infezione non si trasmette da persona a persona, ma il virus può essere trasferito dalla madre al feto e con il latte materno.

Può anche trasmettersi con la donazione di sangue e di organi, ma si tratta di un’eventualità molto remota perché tutti i donatori sono sottoposti ad accurati test diagnostici.

Il ruolo dell’età

I sintomi dell’infezione compaiono in media da 2 a 14 giorni dopo la puntura infettante, ma in persone dalla salute compromessa il periodo può allungarsi fino a 3 settimane.

La durata è in genere di pochi giorni, in rari casi qualche settimana.

I sintomi possono variare a seconda dell’età:

– nei bambini è più frequente una febbre leggera,

– nei giovani la febbre è mediamente alta e accompagnata da arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari,

– negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

Come proteggersi

Contro il virus del Nilo Occidentale non esiste né una terapia specifica, né un vaccino.

La strategia di prevenzione più efficace consiste nell’evitare le punture di zanzara.

Il ministero della salute raccomanda di:

– usare repellenti cutanei e indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto

– soggiornare quanto più possibile in ambienti protetti da zanzariere e/o da diffusori di insetticidi a uso domestico.

Invita anche le persone a collaborare alle misure di controllo delle zanzare:

– mettendo al riparo dalla pioggia tutto ciò che può raccogliere acqua

– svuotando di frequente i contenitori di acqua stagnante (come secchi e vasi di fiori)

– cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali.

Quali repellenti usare

È importante utilizzare prodotti registrati come Presidio Medico Chirurgico presso il Ministero della Salute (l’indicazione è riportata sui prodotti).

La maggior parte dei repellenti può essere utilizzata anche sui bambini di età superiore ai 2 anni e dalle donne in gravidanza o che allattano, con l’avvertenza di limitare le applicazioni e di leggere sempre quanto scritto in etichetta.

Le precauzioni

I repellenti vanno applicati solo sulla pelle esposta e/o sull’abbigliamento, come indicato sul prodotto.

Non vanno usati:

– sulla pelle sotto i vestiti

– su tagli, ferite o pelle irritata

– sulle mani dei bambini (per evitare il contatto accidentale con occhi e bocca).

Quando la protezione non è più necessaria è consigliato lavare la pelle trattata con acqua e sapone.

In caso di reazioni avverse (rash cutaneo o altri sintomi) va sospesa l’applicazione, tolto il repellente con acqua e sapone neutro e consultato un medico (possibilmente mostrando il prodotto utilizzato).

Per approfondire clicca qui

La pubblicazione delle news farà una pausa durante il periodo estivo.

Torneremo online il 29 agosto.

Buone vacanze a tutti!

All’ospedale Santa Chiara di Trento un uomo in piena salute è stato stroncato da un’encefalite da zecca (Tbe) dopo quasi tre settimane di coma.

A darne notizia, il 20 luglio, è il quotidiano online l’Adige.it, che ha diramato un video con le principali misure di precauzione, invitando residenti e turisti a prestare grande attenzione alle zecche durante gite, passeggiate ed escursioni in aree naturali.

L’allerta in primavera

Già a fine maggio la Fondazione Edmund Mach di Trento aveva previsto “una circolazione particolarmente intensa del virus dell’encefalite” nel corso del 2022 e un “aumento dei luoghi favorevoli alla diffusione delle zecche” indicando la presenza dei parassiti anche in città.

Un avvicinamento “causato dalla presenza di fauna selvatica nei parchi urbanie dall’azione degliuccelli, come i merli, in grado di trasportare e diffondere le zecche da un luogo all’altro”.

Le indicazioni dell’azienda sanitaria

Da inizio estate le autorità sanitarie del Trentino sottolineano l’importanza della vaccinazione anti Tbe per adulti e bambini al di sopra del primo anno di età e ricordano che:

– la malattia risulta mortale nel 2% dei casi

– può lasciare danni permanenti

– può richiedere una lunga convalescenza.

Tbe e malattia di Lyme

In Trentino i casi di encefalite da zecche (Tbe) e di malattia di Lyme sono in netto aumento.

Negli ultimi 5 anni, in particolare:

– la media delle encefaliti è salita da 6,3 a 12,8 casi all’anno,

– la media dei casi di malattia di Lyme è passata da 11,2 a 18,2 casi all’anno.

È tuttavia possibile che il 2022 si riveli un anno record per entrambe le infezioni: fino ad oggi si sono già registrati 11 casi di Tbe e secondo gli esperti della Fondazione Mach la circolazione della Borrelia, agente responsabile della malattia di Lyme, è in netta crescita rispetto agli anni passati, con un aumento stimato dal 16 al 20%.

Per approfondire clicca qui

La presenza della Hyalomma marginatum, nome scientifico della zecca gigante tropicale, è stata segnalata in provincia di Lecco e rischia di diventare un’ospite indesiderata dei Comuni che si affacciano sul lago di Como.

Lo rivela il Giorno, spiegando che l’allerta arriva dalla vicina Svizzera, dove si prevede che la Hyalomma possa trasformarsi in una presenza costante nelle aree prealpine e sulle Alpi trasportata dagli uccelli migratori.

Le caratteristiche

Si tratta di una zecca solitamente diffusa nei paesi caldi e nell’Europa meridionale.

A differenza della comune zecca dei boschi è 5 volte più grande, ha zampe a strisce chiare e scure, avverte la presenza dell’uomo o di un animale a notevole distanza e insegue le sue vittime anche per un centinaio di metri.

Perché è pericolosa

Il morso della Hyalomma può trasmettere malattie molto serie e gravi, come la Febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF).

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è una delle “più importanti malattie infettive” a causa del suo potenziale pandemico e dell’elevato tasso di mortalità (circa il 30%).

Un app per monitorare la diffusione

La Svizzera sta lavorando a un’applicazione in grado di consentire agli escursionisti e agli agricoltori di segnalare la presenza di zecche Hyalomma, scattando una foto con la geolocalizzazione.

L’obiettivo è realizzare una mappa sulla distribuzione geografica del parassita, considerato uno dei pericoli emergenti da cui difendersi nel prossimo futuro.

Per approfondire clicca qui

Tra tutti i parassiti del cane le zecche hanno un posto d’onore: Animal Planet le mette in cima alla classifica e le considera molto più aggressive di pulci e cimici.

Un’indagine nazionale ha analizzato i fattori di rischio associati all’infestazione da zecche nei cani di proprietà privata e testato l’efficacia degli acaricidi, fornendo utili indicazioni di prevenzione e protezione.

Lo studio

All’indagine hanno aderito 153 studi veterinari dislocati in 17 regioni italiane (le tre regioni non comprese nella ricerca sono Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige e Umbria).

Sono stati esaminati 3026 cani (1520 del Nord; 283 del Centro e 1223 del Sud), il 45,7% del quali (1383) ha presentato almeno una zecca non rilevata dal proprietario.

Complessivamente sono state raccolte 2439 zecche, delle quali:

– il 63,6% appartenente al gruppo Rhipicephalus sanguineus, la cosiddetta zecca nera del cane, diffusa soprattutto nelle regioni centro-meridionali

– il 30,6% appartenente alla specie Ixodes ricinus, la comune zecca dei boschi, diffusa soprattutto nelle regioni settentrionali.

Ventiquattro cani hanno presentato infestazioni miste da zecche.

I 5 posti preferiti

Le zecche hanno dimostrato di potersi nascondere lungo tutta la superficie del pelo, ma di avere 5 posti preferiti:

– la testa (37,4%)

– il collo (28,8%)

– il muso (15,5%)

– il dorso (15,3%)

– gli spazi interdigitali (10,8%).

I cani a pelo lungo hanno rivelato un rischio maggiore di infestazione così come i cani con stili di vita all’aperto.

I trattamenti

In generale i trattamenti preventivi sono risultati altamente protettivi, anche se con diversi livelli di efficacia.

Considerando l’intervallo raccomandato per ciascun prodotto e le indicazioni di utilizzo contro le zecche, l’indagine ha rilevato:

– l’elevataprotezione fornita dalle formulazioni orali, con il 90,1% di cani senza zecche

– un’efficacia significativamente maggiore delle formulazioni spot-on rispetto ai collari antiparassitari.

L’indagine ha inoltre evidenziato la possibilità di combinare terapia orale e trattamenti distribuiti esternamente per aumentare l’effetto protettivo.

Le indicazioni

Poiché nessun trattamento acaricida attualmente disponibile si è dimostrato in grado di prevenire completamente l’infestazione da zecche (e la possibile trasmissione di malattie anche all’uomo) lo studio ha raccomandato di controllare con frequenza e regolarità i cani da compagnia e di rimuovere subito le eventuali zecche trovate nell’ispezione.

Una raccomandazione sottolineata anche dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie che ha riassunto in un video informazioni e consigli per proteggere il proprio cane dagli insidiosi parassiti.

Per approfondire clicca qui

Descrizione foto: Dove si annidano le zecche

È chiamata Tibola, Debonel o Senlat ed è una malattia trasmessa dalle zecche di cui c’è poca informazione.

Provoca il rigonfiamento doloroso dei linfonodi del collo e tra i sintomi caratteristici c’è la comparsa di una lesione cutanea (escara) nella zona della puntura di zecca, spesso localizzata sul cuoio capelluto. A tali sintomi si possono accompagnare febbre e malessere generale.

Si cura con antibiotici e non ha complicanze gravi.

Le cause

Agenti della malattia sono due batteri: la Rickettsia slovaca ela Rickettsia raoultii trasmessi dalle zecche soprattutto del genere Dermacentor, ma individuati anche nelle Ixodes ricinus, le comuni zecche dei boschi.

Le Dermacentor sono parassiti abituali di cani e pecore.

Secondo una recente segnalazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) di Lazio e Toscana anche il contatto con i cavalli espone al rischio di contagio e richiede quindi grande attenzione.

Perché tre nomi

Tibola, Debonel e Senlat sono sigle dei nomi inglesi con cui è chiamata la malattia.

– Tibola è il primo nome usato in ordine di tempo e sta per Tick-borne lymphadenopathy – Linfoadenopatia trasmessa da zecche,

– Debonel sta per Dermacentor-borne necrosis erythema and lymphadenopathy – Linfoadenopatia eritema e necrosi trasmessi da Dermacentor, il genere di zecche che solitamente trasmette la malattia,

-Senlat è la denominazione più recente e sta per Scalp eschar and neck lymphadenopathy after a tick bite – Escara del cuoio capelluto e linfoadenopatia del collo dopo la puntura di zecca.

Chi colpisce

La malattia è più frequente in donne bambini.

La maggior parte delle punture di zecca è localizzata sul cuoio capelluto, e sembra che i capelli lunghi siano un fattore di rischio.

Negli uomini invece i casi sono più rari, con punture localizzate soprattutto tra i peli del petto.

Dove è diffusa

Il primo caso di malattia è stato accertato in Francia nel 1997.

Da allora si sono registrati diversi casiin Spagna, Portogallo, Germania, Svizzera, Austria, Russia e Italia.

Nel nostro Paese la malattia è considerata una zoonosi emergente ed è segnalata in particolare nelle regioni centrali.

Per approfondire clicca qui

Fonte immagine: https://www.researchgate.net/figure/The-most-important-symptoms-of-TIBOLA-eschar-in-the-scalp-white-arrow-and-regional_fig1_236251466

La malattia di Lyme ha colpito oltre una persona su 7 nel mondo ed è l’infezione più frequente trasmessa dalle zecche e la più diffusa a livello globale.

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Global Health, secondo il quale la malattia si espanderà sempre di più per effetto dei cambiamenti climatici.

Estati più lunghe e inverni più miti potranno allungare il periodo di attività delle zecche e favorire la loro diffusione in nuove aree geografiche, aumentando la possibilità di trasmettere agenti patogeni.

Lo studio

Dati e previsioni sono frutto di un’analisi condotta da ricercatori cinesi della Kunming Medical University sulla letteratura scientifica internazionale pubblicata tra gennaio 1984 e dicembre 2021 e sulle diagnosi di malattia poste in oltre 150.000 persone.

I risultati hanno rivelato che:

– la malattia di Lyme è diventata sempre più comune nel tempo

– la sua prevalenza nel periodo 2010-2021 è stata superiore a quella del 2001-2010

– i potenziali fattori di rischio associati all’infezione sono: il sesso maschile, l’età superiore ai 40 anni, la residenza in aree rurali e l’esposizione alle punture di zecca.

Il primato europeo

I ricercatori cinesi hanno individuato i tassi più alti di malattia nell’Europa centrale (20,7%), in Asia orientale (15,9%) e nell’Europa occidentale (13,5%).

Le aree con i tassi più bassi sono risultate invece: Caraibi, Asia meridionale e Oceania (tutte sotto il 5%), mentre in Nord America l’indice di infezione supera di poco il 9%.

Le indicazioni

I dati sottolineano che la malattia di Lyme costituisce un rilevante problema di salute pubblica a livello mondiale.

Indicano inoltre l’importanza di sostenere campagne di informazione e prevenzione e la necessità di una maggiore consapevolezza sui possibili rischi derivanti dai morsi di zecca.

Per approfondire clicca qui

Trovare una zecca sulla pelle non deve allarmare, ma non va sottovalutato e in caso di reazioni bisogna rivolgersi subito al medico.

Lo conferma il caso della donna morta in Sardegna pochi giorni fa a causa della Febbre bottonosa del Mediterraneo, una infezione trasmessa dalla zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus).

La malattia ha solitamente un decorso benigno, ma può diventare grave e addirittura letale negli anziani e nelle persone con salute già compromessa, o in caso di ritardo nelle cure.

I 3 sintomi a cui fare attenzione

La Febbre bottonosa del Mediterraneo ha tre segni caratteristici:

– febbre alta che compare all’improvviso, accompagnata da mal di testa, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni,

– rash cutaneo: un’eruzione maculo papulosa che si manifesta sul tronco e sugli arti, spesso visibile sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi,

– tache-noire (macchia nera): una piccola ulcera a forma di bottone e, con una macchia scura al centro, visibile nel punto dove si è verificata la puntura di zecca.

Il riconoscimento dei sintomi facilita la diagnosi e consente di iniziare subito il trattamento antibiotico, risolutivo nella maggior parte dei casi.

Una pronta terapia evita anche il sorgere di possibili complicazioni a carico dell’apparato cardiovascolare, renale e del sistema nervoso centrale.

I luoghi a rischio

La Febbre bottonosa del Mediterraneo è diffusa soprattutto nelle regioni del Sud Italia, in Sicilia e in Sardegna.

Ha un’incidenza di circa 400 casi all’anno, la maggior parte dei quali si verifica nelle aree a economia agro-pastorale dove il rapporto tra l’uomo e il cane è molto stretto.

La stagionalità

Quasi il 95% dei casi si osserva nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, in corrispondenza al periodo di massima attività delle zecche.

Per approfondire clicca qui

Pubblicato il: Dicembre 12, 2022

La reazione al morso di zecca

Pubblicato il: Dicembre 5, 2022

Zecche e medicina del lavoro

Pubblicato il: Novembre 28, 2022

Una nuova zecca in Lombardia

Pubblicato il: Novembre 21, 2022

Zecche e Google

Pubblicato il: Novembre 14, 2022

Zecche nei campi di calcio

Pubblicato il: Novembre 7, 2022

Nord-Est ad alto rischio

Pubblicato il: Ottobre 31, 2022

Il clima favorisce le zecche

Pubblicato il: Ottobre 24, 2022

Trovato in Italia il CCHF-virus

Showing 129 - 136 Of 257First 1 15 16 17 18 19 33 Last