In Veneto si estende l’allerta zecche e dopo Verona coinvolge Belluno, Treviso, Padova e Vicenza.

Le aree più infestate sono quelle della fascia pedemontana e le zone collinari, come i Colli Euganei o i Colli Berici – riporta la Regione Veneto- ma non è raro trovarle anche alle porte delle città.

I rischi

A parere del primario di malattie infettive dell’Ulss 1 “è quasi impossibile, dopo un’escursione, non essere entrati a contatto con una zecca” e sembra in aumento anche la possibilità di incorrere in punture infettanti.

A primavera 2022 il Veneto ha già registrato due nuovi casi di Tbe e almeno una ventina di casi di malattia di Lyme, oltre a decine di richieste di visite.

I conti si faranno a fine stagione, ma le autorità sanitarie raccomandano grande prudenza quando si frequentano le zone a rischio e invitano non sottovalutare i morsi di zecca.

Il vaccino contro la Tbe

Dal 2019 la Regione Veneto garantisce la vaccinazione gratuitaanti-encefalite da zecche ai residenti nell’area di bellunesee consiglia tale profilassi a tutte le persone che frequentano la montagna.

Quest’anno si sono già sottoposti al vaccino anti-Tbe 5.337 cittadini e 1.682 bambini.

Oltre il 72% delle vaccinazioni è stata fatta nel Bellunese (considerato ad alta endemia) ma altre zone risultano pressoché scoperte, come il Trevigiano e il Vicentino dove si sono verificati casi di morso infetto.

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Nessun allarmismo, ma tanta prudenza. La raccomandazione è delle autorità sanitarie di Veneto, Piemonte e Trentino dove è segnalata un’anomala diffusione di zecche.

Le cause, a parere degli esperti, sono l’inverno mite, la presentazione anticipata dell’estate e l’abbondanza di fauna selvatica, tre condizioni ottimali per il proliferare delle zecche.

La situazione nel Veronese

L’allerta in Veneto è partita dalla provincia di Verona il 27 maggio con l’invito dell’Ulss Scaligera a prestare grande attenzione in caso di gite ed escursioni nelle aree montane e collinari.

Una necessità confermata dagli accessi al pronto soccorso: l’ospedale di Negrar ne ha registrati 11 in aprile e ben 23 a maggio, tutti conseguenti morsi di zecca.

Un numero insolitamente alto per il periodo e probabilmente destinato ad aumentare durante l’estate, complice la «spropositata» diffusione di zecche sui sentieri battuti e lungo i percorsi più frequentati.

In Piemonte

Alle prese con un’invasione di zecche anche i boschi e le montagne del Piemonte, dove si moltiplicano le segnalazioni di «incontri ravvicinati» con i parassiti.

Medici e veterinari raccomandano prudenza e sollecitano residenti ed escursionisti a non sottovalutare le punture di zecca e i rischi per salute.

Un invito amplificato dalla Regione che ha predisposto un vademecum con consigli e informazioni utili.

In Trentino

La stagione purtroppo non promette bene in fatto di zecche e in diversi comuni del Trentino sono comparsi avvisi lungo i sentieri per mettere in guardia cittadini ed turisti sul pericolo di essere morsi.

A destare una certa preoccupazione è l’aumento dei casi di malattia di Lyme e di Tbe, documentati dal report presentato il 2 giugno dall’azienda sanitaria provinciale.

In Trentino si è passati da una media di 17 casi all’anno di malattia di Lyme ai 41 degli ultimi 5 anni, fino ad arrivare a 45 casi accertati nel 2020.

Per la Tbe la media annuale si è raddoppiata negli ultimi 5 anni (da 9,7 a 23,2) con 32 casi registrati nel 2020.

Il quadro mostra una sempre maggiore pericolosità delle zecche trentine: 1 su 5 – secondo la Fondazione Edmund Mach – sarebbe infetta e portatrice di Borrelia, l’agente responsabile della malattia di Lyme.

Fra i territori a maggior rischio la Valle di Non, la Val di Cembra e la Valle dei Laghi.

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La Fondazione “Edmund Mach” di San Michele all’Adige annuncia un’estate ad alto rischio di encefalite da zecca (Tbe).

La previsione nasce da uno studio sui pollini dispersi nell’aria, misurati dalle stazioni di monitoraggio aerobiologico della provincia di Trento.

Cosa dice lo studio
 

La quantità di polline di alcune specie di alberi, in particolare faggio, carpino nero e quercia è proporzionata ai casi di Tbe osservati due anni dopo.

Dal momenti che i volumi di polline registrati nel 2020 sono stati molto elevati è probabile una circolazione particolarmente intensadel Tbe-virus nel 2022 e un aumento dei casi di malattia.

La relazione fra pollini e roditori selvatici

L’abbondanza di pollini indica una elevata produzione di semi di cui si nutrono vari roditori selvatici ampiamente diffusi nei boschi trentini, come il topo dal collo giallo (Apodemus flavicollis) e l’arvicola (Myodes glareolus), da sempre serbatoi naturali di diversi agenti infettivi.

La maggiore disponibilità di cibo porta le popolazioni di roditori selvatici a crescere notevolmente di numero e ad amplificare la circolazione dei patogeni, infettando le zecche e trasformandole in vettori di varie malattie, tra cui l’encefalite virale (Tbe) e la malattia di Lyme.

Zecche: il picco fra maggio e giugno

Per i ricercatori della Fondazione Mach la presenza di zecche, già rilevata a marzo in tutti i compendi boschivi (dal fondovalle ai 1200 metri di altezza), raggiungerà il picco tra fine maggio e metà giugno.

In questo periodo il rischio di subire il loro morso è molto alto ed espone alla possibile trasmissione di microrganismi infettivi.

Monitoraggio e prevenzione

Per costruire mappe di rischio aggiornate la Fondazione Mach sta effettuando controlli sul territorio e sulla fauna selvatica.

In tutti gli ambienti naturali raccomanda misure di prevenzione per evitare le punture di zecca e ricorda la possibilità di vaccinarsi contro la Tbe.

La vaccinazione è gratuita per tutti i residenti in provincia di Trento.

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Negli Stati Uniti si sta diffondendo Heartland, un virus trasmesso dalle zecche di cui si conosce ancora poco.

Provoca una malattia febbrile potenzialmente grave e secondo i ricercatori della Emory University di Atlanta (USA) potrebbe diventare un serio problema di salute pubblica.

Oltre a espandersi il virus sembra mutare rapidamente e gli effetti delle varianti non sono noti.

I sintomi

I Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) invitano a consultare il medico se dopo un morso di zecca compare:

– febbre alta

– debolezza (grave affaticamento)

– diminuzione dell’appetito

– mal di testa

– nausea

– diarrea

– dolore ai muscoli o alle articolazioni.

I sintomi possono presentarsi anche due settimane dopo la puntura infettante e unirsi a:

– una diminuzione dei globuli bianchi

– una conta delle piastrine inferiore al normale

– un aumento delle transaminasi (alterazione delle funzioni del fegato).

Il decorso della malattia – ancora senza nome – può essere serio e rendere necessario il ricovero in ospedale.

Nelle persone con salute compromessa può anche avere anche un esito mortale.

Le analogie

La presentazione clinica dell’Heartland-virus può facilmente essere confusa con altre malattie trasmesse dalle zecche, come l’anaplasmosi e l’ehrlichiosi.

Queste ultime sono infezioni batteriche e rispondono agli antibiotici, i quali risultano del tutto inefficaci contro il virus.

Una malattia senza cura

Al momento non ci sono farmaci per guarire le persone infettate dal virus Heartland.

Gli unici trattamenti disponibili possono solo alleviare i sintomi.

La trasmissione

Una ricerca pubblicata sul numero di aprile della rivista scientifica Emerging Infectious Diseases ha identificato le Amblyomma, chiamate anche “zecche della stella solitaria” (per la macchia bianca impressa sul dorso), come principali responsabili dei contagi, senza escludere la trasmissione del virus da parte di altre specie di zecca.

Le autorità sanitarie ricordano che la fauna selvatica e gli uccelli migratori possono diffondere le zecche anche a notevole distanza e raccomandano grande prudenza quando si frequentano, per lavoro o svago, ambienti naturali e si fanno attività all’aperto.

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Sabato 28 maggio 2022, dalle 8.50 alle 12.50, si svolgerà un evento (ECM) con modalità webinar sul tema “Malattia di Lyme: focus sulle coinfezioni”, organizzato dall’Associazione Lyme Italia e coinfezioni in collaborazione con il GISML (Gruppo Italiano Studio malattia di Lyme).

Esperti nazionali ed europei faranno il punto sugli aspetti clinici e diagnostici della malattia quando “convive” con altre patologie veicolate dal morso di zecca.

Sotto la lente il ruolo dell’Ixodes ricinus (la comune zecca dei boschi) nella trasmissione della borreliosi e di altre concomitanti infezioni batteriche, virali e protozoarie (co-infezioni).

L’evento ha il patrocinio dell’Università degli studi di Trieste, dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) e della Federazione italiana malattie rare (UNIAMO).

Il programma

8.50 Presentazione del corso – prof.ssa Marina Cinco, prof.ssa Maria Teresa Manfredi, dr.ssa Daniela Colombo, prof. Maurizio Ruscio

9.00 Aggressioni da zecche nell’uomo: quali rischi in Italia? – dott. Sergio Zanzani

9.20 Ecologia delle zecche e drivers d’infezione – dott.ssa Alessandra Torina

9.40 Malattia di Lyme: quando le coinfezioni influenzano la patogenesi della borreliosi “giocando” con il sistema immunitario – prof. Giacomo Rossi

10.00 Domande

10.10 Inquadramento clinico della Malattia di Lyme e sue varianti – prof. Giusto Trevisan

10.30 Lyme and co-infections, special considerations – prof. Jhon Lambert, Dublino (IRE) | Traduzione simultanea Inglese-Italiano

10.50 PCR for Crypto-infections Diagnosis in Patients with Post-treatment Lyme Disease Syndrome – prof. Christian Perronne, Parigi (FR) | Traduzione simultanea Inglese-Italiano

11.10 Intervallo

11.20 L’encefalite da morso da zecca (TBE) in Italia – prof. Maurizio Ruscio

11.40 Test molecolari per la rilevazione di Borrelia e coinfezioni – prof. Serena Bonin

Test sierologici per la rilevazione di Borrelia e coinfezioni – prof. Maurizio Ruscio

12.00 Borreliae Relapsing Fever Group trasmesse da zecche dure – dott.ssa Patrizia Forgione

12.15 Domande

12.40 Considerazioni conclusive

12.50 Chiusura evento

Per iscrizioni www.associazionelymeitalia.org oppure www.rosadeventi.com

Per informazioni eventi@ssociazionelymeitalia.org

Si chiama Votucalis ed è una proteina contenuta nella saliva delle zecche (Rhipicephalus appendiculatus) in grado di alleviare dolore cronico e prurito.

La scoperta è dei ricercatori di due università inglesi, Durham e Newcastle, ora impegnati a usarla per sviluppare un farmaco biologico.

Come funziona

Votucalis – spiega il comunicato diffuso dall’ateo di Durham – impedisce all’istamina (una sostanza coinvolta nei processi infiammatori e nelle reazioni allergiche) di attivare i suoi 4 recettori cellulari. Questo porta a una riduzione del prurito e del dolore.

Il suo impiego farmacologico potrà avere effetti terapeutici nei casi di:

– dermatite atopica

– psoriasi

– artrite

– diabete

– sciatica

– lesioni alla schiena.

Le attese

I ricercatori ripongono grandi aspettative nel potenziale antidolorifico di Votucalis e ritengono che:

– rappresenti una valida alternativa ai farmaci oppioidi, responsabili di gravi effetti collaterali e in grado di creare dipendenza,

– sia efficace e sicuro nel trattamento del dolore persistente e cronico, una condizione che colpisce circa il 20% della popolazione mondiale.

Gli altri studi sulla saliva delle zecche

Utilizzando molecole contenute nelle ghiandole salivari delle zecche (Amblyomma) l’università di Cincinnati (USA) sta lavorando una nuova classe di farmaci anticoagulanti dagli effetti protettivi per diversi problemi coronarici.

Sulla stessa lunghezza d’onda scienziati australiani dell’università di Sydney hanno scoperto nella saliva della comune zecca dei boschi una particolare molecola capace di dissolvere i coaguli di sangue e di curare l’ictus ischemico.

La collaborazione tra ricercatori brasiliani e statunitensi potrebbe inoltre aprire nuove strade alla prevenzione e al trattamento delle trombosi con Ixolaris, una proteina isolata nella saliva delle zecche (Ixodes scapularis) dai potenti effetti anticoagulanti.

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Il 13 aprile l’agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato l’aggiornamento dei dati sulla diffusione delle zecche nel territorio della UE e degli Stati limitrofi.

Il report segnala un aumento esponenziale delle popolazioni di zecche in tutti i Paesi dell’Unione e ne registra la presenza anche in zone climatiche ritenute ostili alla loro sopravvivenza.

Le aree a rischi

Il monitoraggio fotografa la situazione a marzo 2022 e rispetto alla rilevazione precedente (ottobre 2021) indica:

– la costante crescita in un tutto il perimetro europeo dell’Ixodes ricinus, la comune zecca dei boschi (1.510 nuove segnalazioni), principale vettore della malattia di Lyme e dell’encefalite da zecche;

– l’espansione in nuove aree di Spagna, Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia e Ungheria delle zecche Hyalomma(153 nuove segnalazioni), primario veicolo di trasmissione della febbre emorragica Crimea – Congo;

– l’avanzata in Romania, Turchia e Russia del Rhipicephalus sanguineus della cosiddetta zecca del cane (173 nuove segnalazioni), responsabile della diffusione di vari agenti patogeni (rickettsie, protozoi, virus) agli animali e all’uomo.

Le indicazioni

Con l’aggiornamento periodico delle mappe le autorità europee intendono realizzare un sistema di sorveglianza sulla distribuzione geografica delle zecche utile a:

– individuare le possibili aree a rischio per la trasmissione di malattie all’uomo e agli animali

– sensibilizzare quanti vivono, lavorano o frequentano tali aree sulla necessità di adottare strategie di difesa per evitare i morsi di zecca

– raccomandare agli Stati membri iniziative e programmi di prevenzione.

Il riscaldamento globale

Per le autorità europee i cambiamenti climatici stanno influenzando l’espansione e la crescita demografica delle zecche in tutto lo spazio UE.

Ricordano che le zecche sono in grado di percorrere lunghe distanze e penetrare in nuove aree geografiche tramite:

– gli uccelli migratori

– la fauna selvatica

– il trasporto di bestiame

– il commercio internazionale.

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In primavera le giornate sono piacevolmente tiepide e portano a rimanere più tempo all’aperto. Purtroppo risvegliano anche le zecche e le rendono molto attive nella ricerca di un ospite sul quale nutrirsi.

Per evitare i morsi di zecca durante il giardinaggio, una passeggiata nel verde, un’attività in mezzo alla natura la Johns Hopkins University di Baltimora propone 5 consigli e indica gli accorgimenti da seguire.

1) Creare un giardino senza zecche

– tieni sempre sfalciato il prato vicino a casa e taglia regolarmente siepi, alberi e arbusti

– aggiungi, se possibile, una recinzione alla tua proprietà per ostacolare il passaggio della fauna selvatica

– se abiti vicino a boscaglie o campi con erba alta, delimita il tuo prato con un bordo di trucioli di legno o corteccia

– posiziona altalene, scivoli e altre strutture di gioco lontano da piante e possibilmente alla luce del sole

– elimina gli habitat adatti ai topi (sono serbatoi naturali di molti agenti infettivi)

2) Vivere all’aria aperta in sicurezza

– evita le zone boscose umide e ombreggiate, ricche di vegetazione spontanea

– rimani sui sentieri battuti e cammina sempre al centro dei sentieri, restando lontano dai margini erbosi

– non sederti mai per terra e non fermarti in luoghi dove ci sono erba incolta, rami bassi con foglie, cespugli e arbusti.

3) Proteggere se stessi, i bambini e gli animali da compagnia

– indossa indumenti che coprono quanto più possibile il corpo: camicie a manica lunga e pantaloni lunghi infilati nei calzini

– difendi piedi e caviglie con scarpe alte o stivali; evita ciabatte o sandali; non camminare a piedi nudi fra l’erba

– sulla pelle scoperta e priva di ferite puoi usare una protezione chimica rispettando con grande scrupolo le regole di utilizzo riportate sulla confezione; prima di usarlo sui bambini senti il parere del pediatra

– sui vestiti, le scarpe e l’equipaggiamento puoi effettuare un trattamento protettivo a base di permetrina: dà una protezione di lunga durata (resiste a vari lavaggi) ma una parte (circa lo 0,5%) viene comunque assorbita dalla pelle: il suo uso va limitato a quando è strettamente necessario

– difendi gli animali domestici con repellenti anti-zecche, possibilmente consigliati dal tuo veterinario di fiducia.

4) Controllarsi attentamente

– quando rientri in casa fai una doccia e verifica di non avere zecche sulla pelle

– con l’aiuto di un’altra persona ispeziona anche le zone più nascoste (le spalle, la schiena, dietro le ginocchia, sotto le ascelle) senza trascurare il cuoio capelluto e l’area delle orecchie

– fai attenzione a piccoli punti scuri, leggermente in rilievo, simili a nei

– controlla molto scrupolosamente i bambini, esamina soprattutto il collo e la testa (in particolare l’attaccatura dei capelli e la zona dietro le orecchie).

5) Rimuovere le zecche

– se trovi una zecca sulla pelle va tolta subito

– puoi usare un estrattore (ce ne sono diversi in commercio) o una pinzetta a punte sottili: afferra la zecca il più possibile vicino alla pelle e staccala tirando dolcemente, ma con mano ferma, senza schiacciare il suo corpo

– disinfetta la zona interessata

– prendi nota della data di asportazione e fai attenzione ai segni e sintomi che si presentano nelle 6 settimane successive: se in questo periodo vedi un arrossamento sulla pelle o sale la febbre vai immediatamente dal medico e segnala il morso di zecca.

L’uso di questi accorgimenti può aiutarti:

1) a vivere all’aria aperta in tranquillità

2) evitare i morsi di zecca

3) prevenire la trasmissione di infezioni potenzialmente gravi, come la malattia di Lyme e l’encefalite da zecche.

Per approfondire guarda il video (in lingua inglese)

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L’Italia è considerata a basso rischio di encefalite da zecche (TBE) perché la malattia risulta endemica in un’area limitata del paese e circoscritta alle sole regioni nord-orientali del Trentino Alto-Adige, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, con segnalazioni sporadiche in Emilia-Romagna, Toscana e Lazio.

Secondo i dati ufficiali tra il 2017 e il 2020 si sono verificati in totale 103 casi di TBE, di cui 100 nel Triveneto, con una media (tasso di incidenza) di 0,35 casi per 100mila abitanti.

Il report italiano risulta molto al di sotto dei valori registrati in:

– Austria (399 casi)

– Slovenia (366 casi)

– Svizzera (377 casi segnalati solo nel 2018).

Le cifre nazionali tuttavia necessitano di un chiarimento.

Cosa dicono i dati italiani

I numeri divulgati dal Ministero della salute tengono conto solo dei casi di TBE caratterizzati dal coinvolgimento del sistema nervoso centrale (meningite e/o encefalite), pari al 20-30% dei casi reali di malattia, ma non riportano le infezioni da TBE-virus:

– a guarigione spontanea (circa un terzo).

– con decorso modesto (febbre moderata e sintomi simil-influenzali).

La rilevazione dei dati, inoltre, non è ottimale perché avviene attraverso due fonti: il database di notifica obbligatoria dei casi di TBE e le dimissioni ospedaliere, non sempre integrati tra loro. Di conseguenza la statistica nazionale non riesce a intercettare un’ampia quota di pazienti (secondo alcune stime fino al 45%).

È quindi ragionevole ipotizzare che le cifre ufficiali contengano una decisa sottostima dei casi di encefalite da zecche nel territorio italiano e soprattutto nelle aree endemiche del nord-est.

Le valutazioni attendibili

Un recente studio dell’ASL di Reggio Emilia stima in 152 casi all’anno il carico effettivo delle infezioni da TBE-virus registrate nel solo Triveneto tra il 2017 e il 2020.

Sottolinea inoltre l’esistenza di focolai di iper-endemicità in alcune zone montane della Provincia Autonoma di Trento, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia per la combinazione di due fattori:

– si tratta di habitat ideali sia per le zecche, sia per gli ospiti abituali del virus della TBE (roditori e soprattutto ungulati),

– sono mete di villeggiatura per turisti italiani e stranieri.

Di conseguenza si tratta di aree dove il virus della TBE circola fortemente e c’è una elevata probabilità di venire a contatto con zecche infette.

Una malattia potenzialmente grave

La trasmissione del TBE-virus avviene attraverso la saliva di una zecca infetta entro pochi minuti dalla puntura.

Nella maggior parte dei casi provoca una infezione non grave, ma nel 20-30% delle persone infettate il virus penetra nel sistema nervoso centrale e causa forme severe di malattia (meningite e/o encefalite).

In circa l’1-2% dei casi può generare gravissime complicanze polmonari o circolatorie fino a rivelarsi mortale.

Le sequele di lungo periodo

La TBE può anche lasciare serie conseguenze, rappresentate da deficit:

– neurologici (problemi di movimento),

– cognitivi (difficoltà di concentrazione, disturbi della memoria e dell’apprendimento),

– neuropsicologici (irritabilità, alterazioni dell’umore e del carattere),

con un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti e sulle capacità lavorative.

Le raccomandazioni

Dato il decorso clinico potenzialmente grave della malattia, l’assenza di qualsiasi cura specifica e il fatto che molti pazienti non guariscono completamente la TBE è considerata un problema di salute pubblica sempre più preoccupante.

Il mezzo migliore per prevenirla è la vaccinazione che ha un elevato effetto protettivo (95% circa dopo il completamento del ciclo vaccinale di base – 3 dosi) e di norma è ben tollerata.

Il Ministero della salute (Piano Nazionale di Vaccinazione e Prevenzione) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano la vaccinazione a quanti risiedono e lavorano nelle aree endemiche ed a quanti visitano ambienti rurali o forestali nelle stesse aree.

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Fonte immagine: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8880353/

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