Bambini e adolescenti sono a basso rischio di sviluppare sintomi persistenti dopo il trattamento della malattia di Lyme. Nella maggior parte dei casi la terapia è efficace e determina la piena risoluzione dei sintomi.

Lo rivela una ricerca americana pubblicata lo scorso 30 marzo da Springer Nature, il principale editore di studi accademici a livello internazionale.

Cosa dicono i dati

L’indagine ha interessato 102 bambini con malattia di Lyme diagnosticata e confermata, sottoposti a trattamento antibiotico.

A distanza di oltre 6 mesi dalla terapia ha valutato:

– la presenza

– l’impatto nella vita quotidiana

– la durata

di sintomi persistenti, prendendo a riferimento le cartelle cliniche e le dichiarazioni rese dai genitori.

Ha quindi individuato:

– 13 partecipanti con almeno un sintomo riconducibile alla sindrome della malattia di Lyme post trattamento (PTLDS), molto spesso rappresentato da affaticamento;

– 9 partecipanti con quadri clinici di sindrome della malattia di Lyme post trattamento (ridotta mobilità fisica, affaticamento marcato, dolore, disturbi cognitivi), in grado di provocare un impatto negativo nella vita quotidiana.

I risultati

I ricercatori hanno segnalato che la maggior parte dei bambini inclusi nello studio ha sperimentato la piena risoluzione dei sintomi causati dalla malattia di Lyme entro i 6 mesi successivi alla terapia.

La guarigione completa ha compreso anche bambini inizialmente considerati affetti da sindrome della malattia di Lyme post trattamento (PTLDS).

Il messaggio positivo

I risultati dell’indagine sostengono l’efficacia del trattamento antibiotico nella popolazione infantilecolpita dalla malattia di Lyme e gli elevati tassi di recupero dei pazienti pediatrici.

Evidenziano inoltre la validità della terapia in tutte le fasi dell’infezione trasmessa dal morso di zecca.

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L’azienda biofarmaceutica Moderna ha annunciato entro il 2030 una nuova generazione di vaccini basati sulla tecnologia del RNA messaggero (mRNA) per combattere il cancro, l’infarto e altre patologie autoimmuni e rare.

La portata innovativa della dichiarazione ha lasciato in secondo piano la notizia che il colosso americano sta lavorando anche ad un nuovo vaccino per la malattia di Lyme.

In Moderna si tratta della prima e finora unica applicazione della tecnologia a mRNA per contrastare un’infezione batterica.

Come funzionano i vaccini con l’RNA messaggero

L’mRNA è una molecola naturalmente presente nell’organismo, il cui compito è fornire alle cellule le informazioni (ovvero i “messaggi”) per generare le proteine indispensabili alla sopravvivenza del corpo umano.

Le nanotecnologie hanno permesso di sviluppare mRNA sintetici in grado di trasportare alle cellule due differenti tipi di istruzioni e indurre il sistema immunitario a:

– reagire contro specifici agenti infettivi (come nel caso dei Covid-19)

– produrre una proteina “terapeutica” finalizzata ad aggredire determinate cellule cancerogene (con risultati per ora molto promettenti sul melanoma e una possibile rapida applicazione ad alcune tipologie di tumore ai polmoni).

In base alle indicazioni contenute al loro interno, i vaccini a mRNA possono quindi avere finalità di prevenzione o di cura, agendo in quest’ultimo caso come veri e propri farmaci.

Cosa sappiamo del vaccino mRNA per la malattia di Lyme

Moderna ha dichiarato di avere in fase di sviluppo due candidati vaccini per la malattia di Lyme, indicati con le sigle mRNA-1982 e mRNA-1975:

– mRNA-1982 è progettato per suscitare anticorpi specifici verso un’unica specie di Borrelia (verosimilmente la Borrelia burgdorferisensu stricto), responsabile della malattia di Lyme negli Stati Uniti

– mRNA-1975 è progettato invece per suscitare anticorpi specifici verso le quattro principali specie di Borrelia che causano la malattia in Europa e in Nord America.

L’azienda ha inserito entrambi i vaccini tra i programmi emergenti, senza tuttavia fornire dettagli sui tempi previsti per la loro messa a punto.

Le prospettive

Moderna ha inoltre anticipato lo sviluppo di nuovi prodotti vaccinali a mRNA per combattere:

– diverse infezioni respiratorie: dal Covid-19 all’influenza stagionale al virus respiratorio sinciziale,

– cinque infezioni virali latenti: HIV, citomegalovirus, virus di Epstein-Barr, virus della Varicella-Zoster e virus dell’herpes simplex,

– alcune infezioni causate da virus enterici, come il Norovirus.

In progetto anche l’ampliamento delle ricerche:

– sui virus Zika e Chikungunya;

– alcune febbri emorragiche virali, tra cui la febbre di Crimea-Congo trasmessa da alcune specie di zecche e la febbre della Rift Valley trasmessa dalle zanzare;

– la malaria;

– la tubercolosi.

In un futuro non troppo lontano la piattaforma mRNA e le nanotecnologie potrebbero anche favorire lo sviluppo di vaccini contro malattie genetiche rare, orfane di cura.

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L’encefalite da zecca (Tbe) è ufficialmente presente anche in Gran Bretagna. A darne notizia è l’Agenzia per la sicurezza sanitaria (UKHSA), che ha confermato il primo caso di Tbe nel Paese, assieme ad altri due «altamente probabili».

L’UKHSA non fornisce dettagli sulla salute dei pazienti, ma il periodico online Sanità informazione riporta la notizia di «tre persone morte per encefalite da zecca» nel Regno Unito, specificando che si tratta di «residenti nello Yorkshire, a Norfolk e al confine tra Hampshire e Dorset».

L’allerta

La gravità dei casi di Tbe sembra trovare indiretta conferma nel programma di sorveglianza subito attivato dalle autorità britanniche per:

– monitorare l’andamento della malattia

– rilevare con tempestività nuovi focolai.

Il programma prevede la segnalazione di tutti i casi sospetti all’UKHSA insieme all’invio dei campioni prelevati dai pazienti.

Le raccomandazioni

Pur sottolineando il basso rischio di ammalarsi il servizio sanitario inglese esorta la popolazione a rivolgersi tempestivamente a un medico nell’eventualità di febbre dopo una puntura di zecca e di:

– forte mal di testa

– rigidità nucale

– dolori muscolari

– fotofobia

– crisi convulsive

– confusione mentale

– paralisi

– disfunzioni della vista o del linguaggio.

Le autorità sollecitano anche le strutture sanitaria a effettuare «i test per la Tbe in presenza di quadri clinici compatibili e sintomi neurologici a seguito di una malattia febbrile, laddove esista un rischio epidemiologico (esposizione forestale, morso/i di zecca) o non vi sia una chiara diagnosi alternativa».

Vaccinazione solo per le persone ad alto rischio

In attesa di ulteriori studi sulla diffusione del Tbe-virus l’Agenzia inglese per la sicurezza sanitaria invita a considerare la vaccinazione solo per i «gruppi ad alto rischio», come:

– lavoratori forestali

– persone che vivono, lavorano o visitano le zone dove sono accertati casi di malattia.

Ricorda inoltre che le zecche responsabili della trasmissione della Tbe possono causare anche la malattia di Lyme, di cui si contano circa 2000 casi all’anno nel Regno Unito.

La prevenzione sui Social

Dallo scorso 13 aprile l’UKHSA ha attivato una campagna di informazione su Facebook e sul suo blog ufficiale per diffondere fra i cittadini inglesi le precauzioni utili a evitare i morsi di zecca e proteggere la propria salute.

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Fonte immagine: https://www.facebook.com/UKHealthSecurityAgency/

È tempo di auguri e per tradizione è anche il momento delle gite fuori porta, delle passeggiate e delle escursioni a contatto con la natura.

Perché siano un momento di pausa piacevole non scordiamo di essere prudenti: nel verde adottiamo tutte le precauzioni per evitare le zecche e per non esporci al loro morso.

Buone gite e Buona Pasqua!

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha aggiornato le mappe sulla distribuzione delle zecche nella UE e nei paesi transfrontalieri. Rispetto a marzo dello scorso anno sono 2.556 le segnalazioni relative alla loro diffusione in nuove aree del territorio europeo.

L’aggiornamento riporta i risultati del monitoraggio realizzato dalla rete di esperti del progetto «VectorNet», promosso dalle autorità comunitarie per favorire la sorveglianza e la prevenzione delle malattie trasmesse da vettori.

Cosa indica il monitoraggio

I dati riportati dalle mappe segnalano in particolare:

– la crescita in diversi Paesi centro-europei dell’Ixodes ricinus, primario veicolo di trasmissione della malattia di Lyme e della Tbe (1.780 nuove segnalazioni);

– l’aumento nel Nord della Spagna e in Francia delle zecche Hyalomma, responsabili della febbre emorragica di Crimea-Congo (79 nuove segnalazioni);

– l’incremento in Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Russia delle zecche Dermacentor, agenti di diversi patogeni (617 nuove segnalazioni);

– la diffusione, seppur contenuta, delle zecche Rhipicephalus sanguineus (le cosiddette zecche del cane) in Croazia, Spagna e Paesi Bassi (78 nuove segnalazioni).

La sorveglianza europea

Attraverso la pubblicazione di informazioni aggiornate sulla presenza e distribuzione delle principali specie di zecche le autorità europee intendono:

– sensibilizzare gli Stati membri sulla necessità di promuovere adeguati programmi di vigilanza e controllo

– sottolineare che l’eradicazione delle zecche su vasta scala è estremamente difficile per la loro capacità di diffondersi in una vasta gamma di habitat (forestali, rurali e urbani) e di adattarsi a diverse condizioni di temperatura e umidità.

Le raccomandazioni ai cittadini

Le autorità europee sottolineano che la quantità e la distribuzione geografica delle zecche può variare per effetto:

– dei cambiamenti climatici

– della fauna selvatica e dell’avifauna migratoria (responsabili del trasporto passivo di zecche anche per lunghe distanze)

– dei commerci internazionali (soprattutto di bestiame).

Ritengono quindi necessario sensibilizzare tutti i cittadini dell’Unione sui rischi collegati alla loro espansione e sull’importanza di prevenire i morsi di zecca.

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Con l’inverno mite del 2022-2023 le zecche non sono andate in diapausa, continuando a rimanere attive dalla montagna alle città, fino mare. Lo ha dichiarato al Tg3 il prof. Maurizio Ruscio, intervistato dopo le numerose segnalazioni sulla presenza di zecche in Friuli Venezia Giulia e in molti territori del Nordest italiano.

Dati puntuali sulla loro diffusione non ci sono, ma già lo scorso anno l’Istituto zooprofilattico delle Venezie ne ha stimato un aumento del al 40-50%.

Gli effetti del clima

Le zecche– ha spiegato Ruscio –si mettono in pausa quando fa freddo, ma basta che la temperatura salga oltre i 7 gradi perché si riattivino e siano in grado di nutrirsi. Questo vuol dire che quando il clima è mite siamo esposti al loro morso in ogni stagione.

La mancanza di freddo permette alle zecche di replicarsi anche d’inverno e di emergere numerose in primavera, quando le persone trascorrono più tempo all’aperto.

Non ci sono zone indenni

Le zecche si sono adattate a vivere anche in ambienti considerati ostili fino a un paio di decenni fa.

In montagna si trovano a quote sempre più elevate (fino a 2000 metri e oltre) e nelle città popolano abitualmente parchi e giardini. Non è raro inoltre trovarle in località di mare, trasportate da uccelli o dalla fauna selvatica.

Le previsioni

Una maggiore diffusione di zecche porta di riflesso anche il possibile aumento dei casi di malattia.

Nel Nordest, segnala il Corriere della Sera, sono particolarmente diffuse la Borreliosi di Lyme e la Tbe (encefalite da zecca), ma sono possibili anche altre infezioni molto subdole, i cui sintomi ricordano quelli della comune influenza (febbre, brividi, dolori ai muscoli e alle ossa).

L’importanza della prevenzione

Nella maggior parte dei casi – sottolinea il prof. Ruscio – il morso di zecca è senza conseguenze. Non deve quindi spaventare, ma non va sottovalutato.

Al rientro da un’escursione in montagna, una passeggiata in mezzo al verde o dopo i lavori in giardino è importante fare un’ispezione su tutto il corpo e se c’è una zecca sulla pelle va tolta subito. La parte va tenuta sotto osservazione e qualora nei giorni o nelle settimane seguenti si noti un arrossamento o compaia la febbre bisogna rivolgersi subito al medico.

Altra buona regola è controllare frequentemente gli animali da compagnia eproteggerli conrepellenti anti-zecche consigliati dal proprio veterinario di fiducia.

Per saperne di più guarda la video intervista di mountainblog al prof. Ruscio

È partita anche quest’anno in Friuli Venezia Giulia la campagna di prevenzione sui rischi collegati al morso di zecca. A promuoverla è la Regione con una pagina web ricca di informazioni, consigli e suggerimenti pratici per la protezione personale.

Del progetto fa parte anche la brochure «è TEMPO di ZECCHE» che illustra con testo e immagini dove e quando le zecche sono più attive, come gestire le loro punture, le malattie e i sintomi a cui fare attenzione.

Conoscere è prevenire

Muovendo dal fatto che dove c’è informazione c’è anche azione, la campagna si propone di diffondere consigli utili a evitare il contatto con le zecche e indicazioni su come ridurre rischi e conseguenze del loro morso.

A questo fine coinvolge:

– i dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie regionali

– i medici di base e i pediatri che operano nel territorio.

Ad essi affida il compito di rafforzare la consapevolezza sulle malattie trasmesse dalle zecche e sulle modalità per prevenirle.

Un impegno che parte da lontano

In Friuli Venezia Giulia la Borreliosi di Lyme e l’encefalite da zecca (Tbe) sono malattie endemiche.

Per tutelare al meglio la popolazione residente la regione ha avviato già dai primi anni Duemila una vasta opera di sensibilizzazione sulle due patologie e stabilito, dal 2013, di rendere gratuita la vaccinazione anti-Tbe a tutti i cittadini.

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Nella maggior parte dei bambini e degli adolescenti l’encefalite da zecche (TBE) ha un decorso mite e senza conseguenze.

Segnalazioni recenti descrivono tuttavia forme gravi di TBE infantile, con sequele neurologiche (problemi di movimento), cognitive (difficoltà di concentrazione, disturbi della memoria e/o dell’apprendimento) e neuropsicologiche (irritabilità, alterazioni dell’umore e del carattere) che perdurano nel tempo e influenzano la vita quotidiana e il rendimento scolastico.
Lo rileva uno studio francese pubblicato sul numero di marzo della rivista Infectious Diseases Now. Riporta nuovi dati sulla malattia in età pediatrica e sottolinea come i bambini, al pari degli adulti, potrebbero possano sviluppare effetti a lungo termine e in alcuni casi non riprendersi completamente dopo l’infezione.
Lo studio riporta un numero crescente di casi nella fascia di età prescolare e richiama l’attenzione sull’importanza della diagnosi e della prevenzione.
 
Il rischio stagionale
 
I ricercatori francesi evidenziano un tipico andamento stagionale della TBE infantile con:
– il 95% dei casi diagnosticati da aprile a novembre
– un picco durante i mesi estivi (giugno, luglio e agosto)
– un possibile secondo picco a inizio autunno (settembre e ottobre).
Fanno eccezione i paesi ad alta endemia dove l’encefalite da zecche è segnalata praticamente tutto l’anno (da febbraio a dicembre).
 
Come si presenta
 
Molte infezioni da TBE-virus restano asintomatiche o hanno una presentazione non specifica con la febbre come unica manifestazione principale.
Un’alta percentuale dei casi sintomatici (58-100% dei casi) sviluppa due fasi di malattia, intervallate tra loro da un breve periodo senza sintomi.
 
La fase iniziale
 
Nella maggioranza dei bambini l’encefalite da zecche si presenta con febbre moderata (intorno ai 38,5 °C) e mal di testa (cefalea).
Altri sintomi della fase iniziale comprendono:
-malessere generale
-affaticamento (astenia)
-dolore ai muscoli (mialgia)
-dolore addominale
-diarrea
-nausea e vomito.
La fase iniziale è solitamente di breve durata (da 1 a 14 giorni).
 
L’evoluzione successiva
 
Dopo un intervallo di relativo benessere (della durata di circa una settimana) il 5-30% dei bambini sviluppa il secondo stadio di malattia.
Ricompare la febbre, con astenia e mal di testa associati a rigidità nucale, nausea e vomito.
Possono mostrarsi inoltre:
– tremori (lingua, viso, arti superiori)
– sonnolenza, apatia, confusione mentale
– paralisi facciale e paresi degli arti
– vertigini
– alterazioni del comportamento
– disturbi del linguaggio.
Fino al 22% dei bambini colpiti da TBE grave è ricoverato in terapia intensiva.
 
Diagnosi, cura e prevenzione
 
Lo studio sottolinea che la diagnosi di TBE si basa su criteri clinici ed esami specifici.
Evidenza inoltre la mancanza di farmaci contro l’encefalite da zecche, il cui trattamento è solo sintomatico.
Ricorda che è possibile prevenire la TBE con la vaccinazione, altamente efficace e raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle aree endemiche, a partire da 1 anno di età.
 
 
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Le zecche sono già tornate in attività nel Bellunese. Pochi giorni fa una giovane escursionista ha scoperto di averne una trentina addosso dopo una passeggiata nei boschi sopra Sospirolo.

Lo riporta Il Dolomiti riferendo che il 5 marzo l’interessata è uscita in compagnia di alcuni amici sui Monti del Sole, tra i sentieri sopra l’abitato di San Gottardo, accorgendosi di una diffusa presenza di zecche, probabilmente favorita dal clima mite e umido di quest’ultimo scorcio di inverno.

La testimonianza

In tutta la zona di Sospirolo – racconta la giovane -le zecche sono già molto presenti. Me ne sono trovate addosso a decine e fortunatamente sono stata morsa solo una volta, ma non ci siamo nemmeno fermati a mangiare per l’ansia di trovarcene altre sui vestiti o sulla pelle.

Fino a qualche anno fa il rischio di subire un loro morso iniziava ad aprile, non certo ai primi di marzo.

Il parere degli esperti
 

Secondo i ricercatori della Fondazione Edmund Mach di Trento il clima mite rende le zecche attive anche nei mesi in cui dovrebbero trovarsi in diapausa.

Rimanendo attive consumano una maggiore quantità di energia e di conseguenza diventano più “voraci” e “affamate” nella ricerca di un ospite sul quale nutrirsi.

 

Il primato di Belluno

Il fenomeno zecche è monitorato da anni in provincia di Belluno, dove si concentra il 40% dei casi italiani di TBE ed è ampiamente diffusa la malattia di Lyme.

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