Scoperto uno dei possibili meccanismi di resistenza della Borrelia agli antibiotici
Una scoperta scientifica recente getta nuova luce sulla persistenza della malattia di Lyme nonostante le terapie antibiotiche. Studi coordinati dall’Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS di Roma, pubblicati su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, hanno identificato un meccanismo chiave di resistenza: la capacità dei batteri Borrelia di formare biofilm, strutture protettive in grado di ridurre l’efficacia degli antibiotici convenzionali.
Cos’è il biofilm? Lo scudo invisibile delle Borrelie
I biofilm sono strutture batteriche complesse composte da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici. Queste strutture agiscono come vere e proprie barriere fisiche e chimiche: proteggono le Borrelie, riducendo la penetrazione degli antibiotici e ostacolando l’azione del sistema immunitario.
Studi in vitro hanno dimostrato che, quando i batteri di Borrelia formano biofilm – compresi i batteri Borrelia afzelii e Borrelia garinii principali responsabili della malattia di Lyme in Europa – i farmaci utilizzati comunemente come ceftriaxone e doxiciclina riducono la propria efficacia.
Perché la malattia di Lyme può diventare cronica o resistente?
La formazione di biofilm spiega perché alcuni pazienti continuano a manifestare sintomi persistenti anche dopo il trattamento antibiotico. Il biofilm protegge la Borrelia dalla distruzione, permettendo al batterio di sopravvivere e di eludere le terapie.
Questo fenomeno ha un impatto diretto sulla persistenza della malattia e sulla gestione clinica delle forme croniche o persistenti.
Nuove prospettive terapeutiche e ricerca in corso
Le nuove scoperte, frutto del progetto BABEL finanziato dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, aprono la strada a una strategia innovativa: le ricerche puntano su terapie in grado di “rompere” il biofilm per rendere la Borrelia vulnerabile agli antibiotici.
Nuovi composti chimici sono al vaglio per migliorare l’efficacia delle cure, soprattutto nelle forme persistenti della Lyme.
La collaborazione tra ricerca scientifica e associazioni di pazienti resta fondamentale per accelerare i progressi in questa direzione e arrivare a terapie più efficaci e personalizzate.
Per approfondire clicca qui