Due interessanti studi clinici in corso presso il Centro di ricerca per le malattie trasmesse dalle zecche della Columbia University (New York – USA) puntano a trattare i sintomi persistenti della malattia di Lyme post trattamento (PTLDS) con approcci innovativi, basati sull’utilizzo di specifiche tecniche di neurostimolazione.

Obiettivo dei ricercatori è valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di tali tecniche nel ridurre disturbi debilitanti come nebbia cerebrale, affaticamento, dolore muscolare e articolare, depressione e infiammazione che perdurano dopo il trattamento antibiotico.

La stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS) per combattere la nebbia cerebrale

Il primo studio si concentra sulla stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS), una tecnica non farmacologica e non invasiva che prevede l’utilizzo di un dispositivo in grado di somministrare una live stimolazione elettrica al cuoio capelluto.

Il trattamento è indolore e pensato per migliorare la funzione cognitiva nei pazienti che continuano a sperimentare difficoltà cognitive dopo aver affrontato un’infezione da Borrelia. L’intervento, della durata di quattro settimane, è svolto prevalentemente a domicilio, con un massimo di quattro visite presso il centro di ricerca di New York.

Il protocollo prevede sessioni di allenamento cognitivo computerizzato, abbinate alla stimolazione tDCS tramite un dispositivo indossabile.

I benefici attesi includono un miglioramento nella velocità di elaborazione mentale, nella gestione della fatica e nell’umore.

La tDCS è già stata sperimentata da alcuni studi pilota per il trattamento di malattie come ictus, Parkinson, Alzheimer e condizioni quali depressione e dipendenze.

La stimolazione del nervo vago auricolare (taVNS) per i sintomi sistemici

Il secondo studio indaga l’efficacia della stimolazione transcutanea del nervo vago auricolare (taVNS), una procedura che agisce su un punto specifico dell’orecchio per stimolare il nervo vago, uno dei principali “regolatori invisibili” del nostro organismo.

La taVNS è una tecnica semplice, non invasiva e sicura, pensata per essere praticata a casa. I ricercatori ritengono che questa stimolazione possa contribuire a ridurre dolore, affaticamento, con benefici anche per depressione e infiammazione ed effetti positivi sulle capacità cognitive.

A differenza delle tecniche VNS tradizionali, che richiedevano un impianto chirurgico, questa versione transcutanea elimina la necessità di interventi invasivi, rendendo l’approccio più accessibile. Lo studio ha una durata di quattro settimane e coinvolge i partecipanti sia tramite visite in presenza (3-5) sia online, per valutare sicurezza, efficacia e tollerabilità del trattamento.

Verso nuovi paradigmi terapeutici

Entrambe le sperimentazioni aprono la strada a un modo innovativo, più personalizzato e accessibile di affrontare i sintomi persistenti della malattia di Lyme.

L’interesse crescente per approcci neuromodulatori non invasivi, come tDCS e taVNS, riflette la necessità di trattamenti complementari e/o alternativi ai farmaci, specialmente per i pazienti che non rispondono ai protocolli di terapia convenzionali.

Sebbene le premesse siano incoraggianti, i ricercatori sottolineano l’importanza di proseguire gli studi clinici sia monitorarne effetti e benefici, sia perdefinire linee guida condivise e standardizzate sull’uso di queste tecniche emergenti.

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WebMD, uno dei più noti portali medici internazionali, ha recentemente pubblicato un editoriale che riassume tre novità importanti sulla malattia di Lyme:


L’articolo si conclude con una domanda: Qual è la migliore difesa contro la malattia di Lyme? La risposta rimane invariata: evitare i morsi di zecca.

Perché ci saranno più casi di Lyme nel 2025?

Il cambiamento climatico è uno dei fattori principali. Inverni più brevi e temperature più alte favoriscono la proliferazione delle zecche, anche in zone considerate inospitali fino a qualche anno fa. Questo porta a un rischio maggiore di contrarre la malattia.

Secondo l’EPA (Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti), i casi di Lyme sono aumentati del 40% tra il 2022 e il 2023 sul territorio americano. Un trend in crescita che “ha buone probabilità di continuare anche nel 2025” a livello globale.

Una nuova cura per la malattia di Lyme?

Un team della Northwestern University (Illinois– USA) ha testato oltre 500 composti approvati dall’agenzia americana del farmaco (FDA) per trattare la malattia di Lyme. I risultati, pubblicati il 23 aprile 2025 su Science Translational Medicine, hanno evidenziato il potenziale della piperacillina, un antibiotico della famiglia delle penicilline già usato per altre infezioni.

Nei test condotti sui topi la piperacillina ha eliminato la Borrelia (agente causale della malattia di Lyme) usando una dose 100 volte inferiore alla doxiciclina, il trattamento standard negli Stati Uniti. Secondo i ricercatori questa scoperta potrebbe portare a cure più rapide e con meno effetti collaterali, anche se sono ancora necessari studi clinici sull’uomo per confermare l’efficacia della piperacillina.

La causa dell’artrite persistente di Lyme? Il peptidoglicano

Un secondo studio guidato dallo stesso gruppo di ricerca della Northwestern University ha individuato residui di parete cellulare batterica (peptidoglicano) nel fluido articolare di pazienti con artrite di Lyme recidivante. Questi frammenti potrebbero mantenere attiva la risposta immunitaria anche dopo l’eliminazione del batterio.

Gli scienziati stanno studiando strategie per rimuovere il peptidoglicano e aiutare i pazienti nei casi di mancata risposta alle terapie convenzionali.

La scoperta potrebbe allargare le conoscenze attuali sui sintomi persistenti e le conseguenze a lungo termine della malattia di Lyme, suggerendo anche nuove opzioni di intervento terapeutico.

Prevenzione: il miglior scudo contro la malattia di Lyme

Anche se la maggior parte dei casi si risolve con cure tempestive, la prevenzione resta la chiave.

– Usare indumenti protettivi e repellenti prima delle attività all’aperto

– Controllare la pelle al rientro, dopo le attività

– Rimuovere subito eventuali zecche

sono strumenti tanto facili quanto efficaci per evitare la malattia di Lyme e le sue coinfezioni.

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“Da un bel po’ di tempo gli occhi mi fanno male ogni singolo giorno. […] I miei muscoli oculari hanno spasmi ogni volta che cerco di mettere a fuoco qualcosa, facendomi oscillare tra la visione doppia e la visione di una sola cosa…”.

Con queste parole Rachel Leland – giovane affetta da una severa disfunzione visiva causata dalla malattia di Lyme – racconta la sua esperienza sul blog dell’associazione americana Lymedisease.org (16 aprile 2025). La testimonianza porta alla luce un aspetto poco noto della malattia: le manifestazioni oculari della Lyme.

Lyme e disturbi oculari

Il coinvolgimento oculare nella malattia di Lyme è raro, ma può verificarsi in qualsiasi fase dell’infezione.

Anche se la puntura di zecca è avvenuta lontano dalla zona oculare, l’infezione può comunque estendersi agli occhi, provocando infiammazione e/o disturbi che possono compromettere la funzionalità visiva.

Principali sintomi oculari della malattia di Lyme

Tra i sintomi oculari più noti ci sono:

– Congiuntivite: con arrossamento, gonfiore e infiammazione di uno o entrambi gli occhi

– Cheratite: con dolore, bruciore, fotofobia (ipersensibilità alla luce) e lacrimazione

– Episclerite: con arrossamento intenso, dolore e lacrimazione

– Iridociclite: con infiammazione interna dell’occhio, visione offuscata e dolore

– Uveite: con riduzione della vista, fotofobia e visione di “mosche volanti” o “puntini mobili”

Gli studi pubblicati segnalano che le manifestazioni possono risolversi con un trattamento antibiotico mirato.

Neuroborreliosi e sintomi neuro-oftalmici

In alcuni casi la neuroborreliosi (la forma neurologica della Lyme) può interessare i nervi cranici, causando sintomi neuro-oftalmici come:

– Diplopia (visione doppia) dovuta alla paralisi dei muscoli oculari

– Visione offuscata in conseguenza di problemi al nervo ottico

– Affaticamento visivo persistente

Fortunatamente i casi gravi sono rari.

Zecche e infezioni oculari: non solo Lyme

Oltre alla Borrelia, altre infezioni trasmesse da zecche possono coinvolgere gli occhi. Tra di esse vi sono:

– la tularemia

– la febbre ricorrente da zecche

– la febbre bottonosa del Mediterraneo

– la babesiosi

e più raramente

– l’ehrlichiosi

– l’encefalite da zecche (TBE).

Le manifestazioni più comuni comprendono: congiuntivite, edema (gonfiore) delle palpebre, fotofobia, dolore, riduzione della vista.

Perché è importante conoscere i sintomi oculari della Lyme

La malattia di Lyme è una causa ancora poco conosciuta di infezioni oculari. Una maggiore consapevolezza può:

– favorire la diagnosi

– permettere trattamenti più efficaci

– salvaguardare la salute visiva dei pazienti.

Segnali di sospetto da non sottovalutare in caso di sintomi oculari dolorosi o alterazioni della vista sono:

– attività svolte all’aperto

– avvenuta asportazione di una o più zecche dal corpo

– residenza, viaggi e soggiorno in zone endemiche

– sintomi caratteristici della malattia di Lyme, come l’eritema migrante, tipica manifestazione iniziale della malattia.

In presenza di dubbi è consigliato eseguire gli esami sierologici per confermare o escludere l’infezione da Borrelia burgdorferi.

Per leggere la testimonianza di Rachel Leland clicca qui

In occasione delle festività pasquali desideriamo augurare a tutti coloro che ci seguono tanta serenità e salute.

La primavera è la stagione in cui le zecche sono più attive e, proprio per questo, abbiamo dedicato le ultime news alla prevenzione. Informarsi e adottare semplici comportamenti può ridurre in modo rilevante il rischio di subire punture infettanti e malattie insidiose, come la malattia di Lyme e la TBE (encefalite da zecca).

Le novità in arrivo

In questi ultimi mesi abbiamo lavorato con passione al progetto del nuovosito: a breve lo metteremo online e sarà una piattaforma completamente rinnovata, pensata per offrire una navigazione più veloce e intuitiva e contenuti aggiornati.

Ospiterà il tradizionale appuntamento con le news settimanali dedicata a notizie di attualità e approfondimenti scientifici,ma avrà anche una nuova sezione podcast con informazioni, consigli e spiegazioni semplici per:

– chiarire dubbi,

– sfatare falsi miti,

– rispondere a tante domande su come riconoscere e gestire i morsi di zecca,

– cosa fare se c’è una zecca sulla pelle,

– come capire se la zecca ha trasmesso un’infezione e quali sono i sintomi rivelatori

– con quali strategie e comportamenti si possono evitare conseguenze per la salute.

Non mancheranno i chiarimenti sulle malattie trasmesse dalle zecche e sui percorsi diagnostici consigliati, insieme a raccomandazioni basate su evidenze medico-scientifiche e linee guida internazionali.

L’obiettivo è continuare a dare informazioni affidabili a chi cerca notizie o vuole conoscere rischi, prevenzione e consigli pratici per proteggere se stesso e i propri cari da un morso, spesso innocuo, ma che talvolta può nascondere insidie e seri problemi.

Buona Pasqua a tutti, insieme a grazie per la fiducia.

La prevenzione inizia dall’informazione. E noi, da cinque anni, siamo orgogliosi di essere al fianco di chi ci segue … anche a Pasqua!

Maurizio Ruscio e il team di morsodizecca.it

Con la primavera ci sono più occasioni di stare all’aria aperta. Attività in giardino, passeggiate al parco, escursioni in montagna, picnic nei prati espongono tuttavia al rischio di subire morsi di zecca. Per evitarli e prevenire la trasmissione di malattie insidiose le linee guida suggeriscono l’uso di repellenti specifici.

Orientarsi fra i vari prodotti in commercio non è facile e possono nascere diversi dubbi sul loro impiego, così come sulla loro sicurezza ed efficacia.

Per una scelta consapevole del prodotto ecco una guida semplice e chiara, basata sulle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e di enti del sistema sanitario nazionale.

Come scegliere i repellenti da usare sulla pelle

– Affidarsi solo a prodotti registrati

I repellenti sicuri sono quelli registrati come Presidi Medico Chirurgici (PMC) o come Biocidi secondo la regolamentazione europea. Questo garantisce che sono stati testati per sicurezza e funzionalità.

– Leggere attentamente l’etichetta: non tutti i repellenti sono uguali

Assicurarsi che il prodotto sia testato contro le zecche, senza dare per scontato che funzioni per tutti i parassiti (zecche, zanzare, pappataci).

Accertarsi inoltre che l’etichetta riporti l’indicazione PMC. Se manca e c’è solo la lista degli ingredienti non si tratta di un repellente ma di un cosmetico.

– Controllare il principio attivo

prodotti di comprovata efficacia sono quelli contenenti i seguenti principi attivi:

Dietiltoluamide (DEET)

È il repellente più comune ed è presente nella maggioranza dei prodotti commerciali a concentrazioni comprese tra 7% e 33,5%. Una concentrazione media del 24% conferisce una protezione fino a 5 ore.

La molecola è considerata sicura per chi ha più di 12 anni se utilizzata nei dosaggi raccomandati. Un’esposizione a concentrazioni elevate di DEET può provocare irritazioni, debolezza, mal di testa, perdita di memoria e tremori. L’uso del prodotto può danneggiare l’abbigliamento in fibre sintetiche.

Icaridina/Picaridina (KBR 3023)

È un repellente in commercio da alcuni anni a varie concentrazioni, comprese tra il 7% e il  33,5%, con un’efficacia da 2 a 10 ore circa.

basse concentrazioni e con l’esclusione della formula in spray, è ritenuto adatto anche ai bambini. Tra i 2 e i 12 anni di età l’Istituto Superiore di Sanità consiglia concentrazioni del principio attivo inferiori al 10% e raccomanda di non superare due applicazioni nell’arco delle 24 ore.

AMP (IR3535)  Etilbutilacetilaminopropionato

È un biopesticida con un’efficacia sensibilmente inferiore a quella del DEET. Può essere utilizzato anche sui bambini al di sopra dei due anni di età, ma essendo molto irritante per gli occhi va applicato con particolare attenzione.

Viene commercializzato in concentrazioni che variano dal 7% al 30%. Alla concentrazione del 7,5% conferisce protezione per 30 minuti.

PMD o Citrodiol

Conosciuto col nome commerciale di Citrodiol, è uno dei pochi repellenti di origine vegetale ed è l’unico di questo tipo approvato dal Centers for Disease Control (CDC) degli Stati Uniti. Deriva dall’estratto di eucalipto citrato (Corymbia citriodora) ed è meno protettivo dei repellenti chimici.

Alle basse concentrazioni (6%) viene consigliato anche per i bambini dai 2 anni di età. È irritante per gli occhi e va evitato sul viso. Non si conosce il tasso di protezione temporale.

– Rispettare tempi e modalità di applicazione

La durata del repellente non dipende solo dalla concentrazione del principio attivo, ma è influenzata anche da fattori esterni: sudorazione, pioggia, sfregamento della pelle dove il prodotto è stato applicato possono ridurre il tempo di protezione.

Per l’applicazione e la ri-applicazione del prodotto vanno scrupolosamente seguite le indicazioni e le avvertenze di sicurezza riportate sulla confezione.

– Osservare sempre le necessarie precauzioni

Il repellente va utilizzato in modo omogeneo sulla pelle esposta, evitando:

– il contatto con occhi e bocca

– l’applicazione sulla pelle sotto i vestiti

– l’uso su tagli, ferite o pelle irritata.

È consigliato usare solo la quantità necessaria, poiché un’applicazione eccessiva non aumenta la protezione e può causare reazioni avverse.

Quando accade una reazione di qualsiasi tipo bisogna sospendere l’impiego del repellente, lavare la pelle con acqua e sapone e rivolgersi a un medico, possibilmente mostrando il repellente adoperato.

– Trovare la formulazione più adatta alle proprie esigenze

I repellenti anti-zecca sono disponibili in diversi formati:

– Lozioni: facili da distribuire, richiedono attenzione nell’applicazione sul viso.

– Roll-on: pratici e adatti ai bambini, permettono una distribuzione uniforme.

– Spray: comodi da usare, ma vanno evitati sul viso.

– Salviette e spugnette: adatte per il viso, ma rilasciano una quantità limitata di principio attivo.

– Formulazioni spalmabili (creme, gel): in genere ben tollerate, permettono un dosaggio e una distribuzione uniforme e corretta.

– Braccialetti: efficacia molto limitata e raramente certificata.

– Usare prudenza per bambini e donne in gravidanza

Alcuni prodotti sono sicuri anche per i più piccoli (sopra i 2 anni) e per le donne in gravidanza, ma l’applicazione deve essere sempre limitata e controllata.

In caso di dubbi è opportuno consultare in via preventiva il pediatra o il medico curante.

L’applicazione del repellente nei minori di 12 anni dovrebbe essere sempre effettuata da un adulto per evitare il contatto, anche accidentale, con gli occhi e la bocca.

– Rimuovere il prodotto dopo l’uso

Quando il repellente non serve più bisogna lavare bene la pelle con acqua e sapone per eliminare i residui del prodotto.

– Abbinare repellente e protezione solare

È possibile utilizzare repellente e protezione solare contemporaneamente.

Applicare prima la protezione solare, attendere almeno 20 minuti, e poi il repellente.

– Ricorrere alle alternative naturali?

L’Istituto Superiore di Sanità riporta testualmente:

Citronella: non offre copertura nei confronti degli ixodidi (ovvero delle zecche).

Geraniolo (olio essenziale): il prodotto, per uso umano, è da considerarsi inidoneo per la protezione dalle punture di zecca.

NEEM (olio essenziale): utilizzato contro le zanzare, mancano indicazioni sugli effetti contro le zecche.

Cosa sapere sulla protezione degli indumenti

La permetrina: non è un repellente ma un acaricida, va usato con prudenza

Per proteggere vestiario ed equipaggiamento si può usare la permetrina, un insetticida molto efficace contro le zecche, di lunga durata ma non privo di tossicità.

La permetrina non va mai applicata sulla pelle ed è sicura per l’uso su vestiti, zaini e attrezzature.

Il suo utilizzo va riservato alle situazioni di effettiva necessità e deve seguire alcune regole importanti:

– L’impregnazione degli abiti e delle attrezzature deve avvenire in luoghi ben ventilati e possibilmente all’aperto.

– Durante l’applicazione occorre evitare il contatto con la pelle e l’inalazione dei vapori.

– Prima di indossare i vestiti trattati occorre assicurarsi che siano completamente asciutti (auspicabile è l’asciugatura all’aperto).

Le schede di sicurezza consigliano inoltre di tenere gli indumenti impregnati con permetrina lontano da animali domestici e di toglierli prima di accedere alle zone dove si mangia.

Infine, ricordare che ….

Le zecche non vivono solo nei boschi o in montagna ma si trovano facilmente anche in giardini privatie parchi cittadini. Sfalciare il prato, potare cespugli, rimuovere l’erba da aiuole e vialetti, passeggiare al parco o giocare con il cane nel verde di casa può essere sufficiente per esporsi al loro morso.

Per proteggere la propria salute è utile scegliere e usare correttamente un repellente anti-zecca, a patto di leggere sempre le etichette, rispettare le dosi consigliate, preferire i prodotti registrati presso il Ministero della salute e usare le necessarie prudenze e accortezze.

Se abbiamo amici a 4 zampe usiamo le stesse precauzioni, affidandoci ai consigli del veterinario di fiducia.

Per approfondire consulta le principali fonti utilizzate:

Istituto Superiore di Sanità

AULSS 8 Veneto

AUSL Bologna

Sui social media è nato un crescente entusiasmo per l’uso del disulfiram come possibile trattamento della malattia di Lyme persistente. Non pochi pazienti affetti da disturbi di lungo periodo hanno iniziato a chiedere la prescrizione del farmaco sulla base di forti aspettative di beneficio. Ma quali sono le evidenze scientifiche disponibili? E quali i rischi?

Un nuovo studio pilota pubblicato il 2 aprile sulla rivista scientifica Frontiers ha messo in evidenza luci e ombre del trattamento. I risultati, seppur riferiti a un piccolo campione, offrono uno sguardo bilanciato tra potenziali benefici e reali effetti collaterali.

I benefici osservati

Secondo lo studio, l’assunzione di disulfiram ha mostrato una possibile efficacia nel:

– ridurre la stanchezza cronica

– migliorare la qualità della vita in alcuni pazienti.

Gli effetti collaterali e i rischi

Lo studio ha tuttavia segnalato eventi avversi da seri a gravi, tra cui:

– Insufficienza epatica

– Anomalie cardiache

– Psicosi

– Neurotossicità periferica e centrale.

Cos’è il disulfiram?

Commercializzato con diversi nomi (come Antabuse ed Etltox) il disulfiram è un farmaco, approvato da decenni, contro l’alcolismo.

La sua funzione principale è quella di inibire un enzima coinvolto nel metabolismo dell’alcol, provocando reazioni spiacevoli (nausea, vomito, mal di testa) in caso di consumo di bevande alcoliche o di prodotti contenenti alcol etilico (ad esempio collutori e spray orali, sciroppi per la tosse, ansiolitici, tinture idroalcoliche fitoterapiche).

Perché viene considerato nel trattamento della malattia di Lyme

Nel 2016 le prove di laboratorio condotte da un gruppo di ricerca della Stanford University (USA) hanno dimostrato che il disulfiram può avere proprietà antimicrobiche, aprendo la strada all’ipotesi della sua potenziale efficacia anche contro il batterio Borrelia burgdorferi, responsabile della malattia di Lyme.

La scoperta ha portato ad un utilizzo off-label del farmaco (ovvero per uno scopo diverso da quello per cui è stato autorizzato), con sperimentazioni individuali del suo utilizzo da parte di pazienti affetti da sintomi di Lyme post trattamento (PTLDS).

Le posizioni delle associazioni di pazienti in USA e Francia

Negli Stati Uniti alcune associazioni di pazienti come Lymedisease.org hanno accolto con interesse gli studi sul disulfiram, sottolineando l’urgenza di trovare nuove terapie per chi soffre di sintomi persistenti. Tuttavia hanno anche invitato alla prudenza, chiedendo ulteriori e rigorosi studi clinici per confermare sicurezza ed efficacia, stanti i “problemi di tollerabilità imprevisti e talvolta gravi” emersi dalle sperimentazioni e segnalati dai pazienti.

In Francia la Federazione contro le malattie trasmesse dalle zecche (FFMVT), che associa tre principali organizzazioni di pazienti, medici e dottori di ricerca, ha diffuso un messaggio di questo tenore dopo le esperienze di tossicità grave e persistente testimoniate da alcuni malati:

È necessario comprendere perché la tossicità del disulfiram appare particolarmente grave e frequente nei pazienti con malattia di Lyme ed esplorare rapidamente le ragioni di tale tossicità .[…] Finché non avremo le prime risposte a questa domanda, sarebbe prematuro considerare il disulfiram come la nuova molecola miracolosa per i pazienti affetti da malattia di Lyme”.

Prospettive future e prudenza

Al momento i risultati degli studi disponibili non consentono di promuovere il disulfiram come una nuova terapia promettente per il trattamento della malattia di Lyme e dei sintomi persistenti, soprattutto a causa dei profili di tossicità registrati.

Anche se gli studi realizzati rappresentano un passo importante per valutare nuove opzioni terapeutiche per i malati il messaggio principale resta quello della cautela e della necessità di ulteriori ricerche basate su sperimentazioni cliniche affidabili e rigorose procedure scientifiche.

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In Lombardia la borreliosi di Lyme è in costante aumento. Prove recenti confermano un’elevata esposizione alle zecche infette sia nelle aree rurali, sia in quelle periurbane.

Lo rivela una ricerca dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLER), pubblicata il 14 marzo su Acta Tropica, prestigiosa rivista internazionale sulle malattie infettive, la salute pubblica e la ricerca biomedica.

Cosa rivelano i dati

Gli esperti dell’IZSLER hanno analizzato 2.453 zecche rimosse da 2.109 pazienti presso ambulatori medici lombardi tra il 2018 e il 2023. Le indagini hanno evidenziato una diffusione significativa di agenti patogeni:

– 18,7% delle zecche è risultato vettore di almeno un patogeno

– 6,3% ha mostrato di ospitare più agenti microbici.

Le zecche adulte si sono rivelate le più pericolose: 1 su 5 (20,3%) si è dimostrata infetta. Leggermente inferiore il tasso di infezione delle ninfe, pari al 18,8%.

L’agente microbico rilevato con maggiore frequenza è stato il batterio responsabile della malattia di Lyme (Borrelia).

Ixodes ricinus: la zecca più diffusa

L’Ixodes ricinus, ovvero la zecca dei boschi, è risultata la specie dominante in Lombardia, rappresentando il 93,5% degli esemplari rilevati. Per i ricercatori dell’IZSLER la sua ampia diffusione nel territorio lombardo è motivo di preoccupazione per due motivi:

– è il principale vettore della borreliosi di Lyme e della Tbe (encefalite da zecche)

– un singolo morso può trasmettere più patogeni contemporaneamente e causare coinfezioni i cui sintomi, comuni a diverse malattie, aumentano il rischio di diagnosi tardive o errate.

Altre specie di zecca segnalate

Oltre all’Ixodes ricinus sono state individuate altre due specie di interesse sanitario:

– il Rhipicephalus sanguineus (zecca del cane), agente di diverse rickettsiosi, tra cui la febbre bottonosa del Mediterraneo (o febbre maculata mediterranea)

– il Dermacentor, primario vettore della Tibola, una zoonosi emergente che provoca il rigonfiamento doloroso dei linfonodi del collo (linfoadenopatia) e una lesione cutanea (escara) nella zona del morso, spesso localizzata nel cuoio capelluto.

L’allerta dell’Università

L’Università di Milano ha segnalato, già l’estate scorsa, problemi crescenti per la salute pubblica a causa dell’aumento di zecche in Lombardia, sottolineando la loro distribuzione anche in aree dove erano assenti o segnalate solo sporadicamente fino a pochi anni fa.

“Se aumentano le zecche, aumentano anche i patogeni che trasmettono e, di conseguenza, i casi di malattie infettive”, ha evidenziato Sara Epis, professore di parassitologia all’ateneo milanese.

Di fronte a questa situazione, gli esperti invitano alla massima prudenza in tutte le aree verdi, comprese quelle urbane.

Lyme e altre malattie: l’importanza della prevenzione

Il nuovo studio dell’IZSLER rafforza la consapevolezza sul rischio crescente di malattie trasmesse dalle zecche nella regione Lombardia, con particolare attenzione alla borreliosi di Lyme.

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza della prevenzione.

Le iniziative messe in atto dalle aziende sanitarie locali, come l’Ats della Montagna, l’Ats Pavia, l’Ats Brianza, l’Ats Bergamo, l’Ats Brescia, l’Ats Val Padana vanno in questa direzione e rappresentano un passo significativo per informare e proteggere cittadini e turisti.

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La primavera porta con sé giornate più lunghe, temperature piacevoli e voglia di stare all’aria aperta. Purtroppo ad accompagnare la stagione c’è anche un’insidia: sono le zecche. In questo periodo dell’anno diventano particolarmente attive nella ricerca di un ospite sul quale nutrirsi e la loro scelta può ricadere su un animale selvatico o domestico, oppure sull’uomo.

Agiscono con un morso, solitamente indolore. Il più delle volte è innocuo, ma nel caso di zecche infette può trasmettere malattie serie, come il morbo di Lyme e l’encefalite da zecche (Tbe).

È dunque fondamentale prevenire i morsi di zecca e proteggersi in modo efficace.

Zecche in primavera: perché sono più attive

L’attività delle zecche aumenta con l’innalzarsi delle temperature. Il clima più caldo e l’umidità, spesso legata alle piogge del periodo, ne favoriscono la proliferazione, aumentando la possibilità di imbattersi in punture infettanti.

Una eventualità tutt’altro rara: le zecche infatti possono trovarsi in ogni spazio verde: dal bosco al parco urbano, al giardino di casa.

Come riconoscere le zecche

Protette dalle loro piccole dimensioni e mimetizzate tra l’erba, i cespugli e le foglie, le zecche risultano praticamente invisibili. Basta però sfiorarle per trovarsele addosso.

Una volta sull’ospite si mettono in cerca di un lembo di pelle, la incidono senza far male (per le sostanze anestetiche contenute nella loro saliva) e iniziano lentamente a nutrirsi. Durante il pasto (che può durare diverse ore o addirittura giorni) aumentano notevolmente di volume, diventando più facilmente visibili.

Per riconoscere le zecche occorre fare attenzione ad alcune caratteristiche:

– sono di colore scuro, tra il rosso e il marrone,

– hanno quattro paia di zampe

– dimensioni variabili a seconda della specie, ma normalmente comprese tra 11 millimetri e un centimetro (verso la fine pasto, quando sono gonfie di sangue).

Cosa fare per proteggersi dalle zecche

Vi sono alcuni semplici accorgimenti in grado di ridurre notevolmente l’esposizione alle punture di zecca quando si frequentano boschi, prati, parchi e giardini:

1. Indossare abiti protettivi: preferire pantaloni lunghi, camicie a maniche lunghe e stivali (o scarpe alte e chiuse). Se possibile, infilare i pantaloni nei calzini a protezione delle gambe.

2. Usare repellenti: i prodotti vanno scelti in base alle esigenze personali e individuati fra quelli registrati presso il Ministero della salute. Vanno inoltre applicali seguendo attentamente le istruzioni riportate in etichetta e nel caso si utilizzi una protezione solare, applicare prima la protezione solare e poi il repellente.

3. Evitare zone boschive e cespugliose con erba alta e lettiera di foglie. In caso di escursioni in aree a rischio camminare al centro dei sentieri, evitando i bordi erbosi.

4 Controllarsi di frequente: buona norma è controllare regolarmente la pelle scoperta mentre ci si trova nel verde.

5. Togliere subito e in modo corretto le eventuali zecche presenti: si può usare un estrattore o una pinzetta a punte sottili: basta afferrando la zecca il più vicino possibile alla pelle e staccarla tirando dolcemente, ma con mano ferma. Disinfettare poi la zona interessata, evitando prodotti che colorano la pelle.

Dopo essere rientrati a casa…

Ci sono tre ulteriori accortezze da seguire, molto efficaci:

– Controllare vestiti, zaini e attrezzature. Le zecche possono essere trasportate in casa sui vestiti o l’equipaggiamento. È quindi importante ispezionarli prima di entrare nell’abitazione. Una buona idea è scuotere i vestiti e gli zaini all’aperto e usare un rullo adesivo per “catturare” eventuali zecche presenti. Altra buona regola è mettere i vestiti in asciugatrice a temperatura elevata per 10 minuti (se i vestiti sono umidi, potrebbe occorrere più tempo). Se invece i vestiti devono essere prima lavati, è consigliato farlo in acqua calda.

– Esaminare gli animali domestici. Le zecche possono entrare in casa anche tramite gli animali domestici e attaccarsi in seguito alle persone. È pertanto necessario esaminare regolarmente il pelo degli amici a quattro zampe e rimuovere le eventuali zecche trovate.

– Fare una doccia dopo essere stato all’aperto. È dimostrato che fare la doccia entro due ore dall’ingresso in casa riduce il rischio di malattie trasmesse dalle zecche, come la malattia di Lyme. La doccia aiuta a lavare via le zecche non attaccate ed è una buona opportunità per fare un controllo completo di tutto il corpo.

Le parti dove fare maggiore attenzione sono:

– le ascelle

– dentro e intorno alle orecchie

– l’ombelico

– la parte posteriore delle ginocchia

– i capelli (compresa l’area dell’attaccatura)

– le gambe

– la zona intorno alla vita.

Non trascurare l’auto: un possibile rifugio per zecche

Controllare l’auto è un dettaglio che spesso sfugge. È tuttavia importante ricordare che le zecche possono nascondersi tra i sedili, nei tappetini o attaccarsi a borse e oggetti depositati nel bagaglio.

Per evitare di trasportarle fino a casa dopo un’uscita nella natura, è fondamentale controllare gli interni dell’auto, prestando attenzione ai rivestimenti, alle fessure e ai punti più nascosti.

È un piccolo gesto, ma può fare la differenza!

I sintomi sospetti

Le zecche sono maestre di mimetismo e possono sfuggire al controllo, venendo confuse con un neo o una minuscola “macchia” sulla pelle. Anche se non individuate, bisogna fare attenzione ad alcuni sintomi che si presentano dopo essere stati all’aperto. In particolare deve insospettire la comparsa di:

– febbre

– malessere simile a quello dell’influenza

– un’eruzione cutanea o di un arrossamento in qualsiasi parte del corpo.

Sono segnali da non sottovalutare e da comunicare prontamente medico curante. Il loro riconoscimento può favorire una diagnosi precoce ed evitare complicazioni.

Prevenire è sempre meglio che curare

Con le giuste precauzioni si può ridurre al minimo il “rischio zecche” e vivere la stagione primaverile in tutta sicurezza.

Bastano pochi semplici accorgimenti per mettere al riparo la propria salute da morsi insidiosi. E per stare sicuri anche nel proprio guardino non vanno scordate 3 regole d’oro:

– tagliare l’erba regolarmente,

– potare cespugli e arbusti,

– rimuovere da terra le foglie e i residui di potatura.

Adottare delle semplici precauzioni può prevenire la trasmissione di agenti infettivi, responsabili di infezioni serie e non sempre facili da gestire!

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Nei giorni scorsi si è rapidamente diffusa la notizia di un ragazzo di 13 anni, morto all’ospedale di Genova per le gravi complicazioni seguite a un morso di zecca.
La causa del decesso è al momento solo un’ipotesi, fondata – per quanto è dato di sapere – sul racconto dei genitori.

La vicenda

Secondo gli organi di informazione, il ragazzo avrebbe subito un morso di zecca nell’agosto 2023, sviluppando quindi una serie di sintomi: “rash cutaneo, artrite, disturbi neurologici e problemi cardiaci”, responsabili di un progressivo aggravamento del suo stato di salute, fino ad allora buono.

Il giovane sarebbe stato anche sottoposto a una lunga serie di ricoveri in diversi ospedali della Lombardia e infine a Genova, dove purtroppo si è spento.

La direzione sanitaria dell’ospedale genovese avrebbe segnalato il decesso alla Procura della Repubblica, facendo scattare le indagini sulle cause della morte e sugli eventi che l’hanno preceduta.

L’inchiesta in corso: perché evitare ipotesi premature

Al momento sono in corso accertamenti e sarà compito delle autorità fornire risposte definitive sulla triste vicenda. In attesa degli esiti ufficiali è importante evitare supposizioni, soprattutto su diagnosi mediche, per rispetto della famiglia e della corretta informazione.

D’obbligo quindi prendere con grande prudenza l’affermazione riportata da alcuni giornali “che la Procura sta sondando l’ipotesi che il ragazzino sia morto per le complicazioni della rickettsiosi o della malattia di Lyme”, così come il “sospetto che i sintomi del giovane siano stati sottovalutati nei vari ospedali dove è stato ricoverato prima di arrivare in Liguria”.

L’importanza dell’informazione insieme alla prevenzione

Lasciando alle indagini il compito di chiarire le reali cause dell’accaduto, c’è una riflessione da fare.

Purtroppo l’esito fatale di Genova ha diversi precedenti, che hanno interessato il nord e il sud del nostro paese. Morti dopo una puntura di zecca sono accadute in Sardegna, in Veneto, in Sicilia insegnando che quando si parla di malattie trasmesse dalle zecche, l’informazione può giocare un ruolo fondamentale, soprattutto nella prevenzione.

Accompagnare i fatti di cronaca con notizie corrette su come difendersi e sui sintomi da non sottovalutare aiuta a evitare allarmismi e consente alle persone di imparare comportamenti responsabili per proteggere se stessi e gli altri.

La domanda d’obbligo è: cosa fare dopo un morso di zecca?

É essenziale agire tempestivamente seguendo alcune semplici ma importanti regole:

– Rimuovere la zecca appena possibile usando una pinzetta a punta sottile o un estrattore, senza cospargerla di sostanze come alcol e olio,

– Disinfettare poi la zona del morso con un antisettico che non colora la pelle,

– Monitorare i sintomi nelle settimane successive, prestando attenzione a segnali come febbre, affaticamento, mal di testa, comparsa di arrossamenti sulla pelle,

– Consultare un medico appena compaiono i sintomi e in caso di qualsiasi reazione sospetta.

Conoscere i rischi e sapere come affrontarli fa la differenza: può facilitare la diagnosi e permettere di intervenire precocemente, arginando conseguenze non sempre facili da gestire.

Oltre la notizia: il dovere di informare

Gli organi di stampa hanno certamente un ruolo cruciale nel raccontare i fatti, ma anche nel diffondere informazioni che possono salvare vite.

L’evento di Genova può diventare un punto di partenza per sensibilizzare le persone sull’importanza della prevenzione e delle corrette pratiche da adottare in caso di morso di zecca.

L’impegno dei media può svolgere un ruolo chiave in questa direzione:

– garantendo un’informazione chiara e puntuale

– promuovendo pratiche di prevenzione, in particolare nelle zone dove le malattie trasmesse dalle zecche sono poco diffuse o conosciute

– favorendo il precoce riconoscimento di sintomi e reazioni sospette.

Le zecche sono sempre più diffuse e la loro presenza è segnalata in sempre nuovi territori. È necessario accompagnare questo fenomeno con un’indicazione molto chiara: il morso di zecca non è un dettaglio da trascurare. Il più delle volte è innocuo, ma può anche rivelarsi una fonte di problemi molto seri.

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Fonte immagine: pexels.com

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