La Tularemia, conosciuta anche come febbre dei conigli o febbre dei tafani, è una grave malattia causata da un battere altamente infettivo (Francisella tularensis). Può essere trasmessa all’uomo in vari modi: per contatto diretto con animali selvatici infetti (solitamente conigli), l’ingestione della loro carne poco cotta o di acqua contaminata, la puntura di zecche, tafani e pulci contagiati, l’inalazione di particelle inquinate. Causa febbre alta e dolori diffusi, accompagnati da un’ulcera sulla pelle o sulle mucose causata dall’ingresso del battere nell’organismo umano.
Quali sono i sintomi della Tularemia?
La tularemia può presentarsi in modi diversi, a seconda della modalità di contagio. Il suo esordio è improvviso e si verifica dopo un periodo di incubazione compreso tra 1 e 10 giorni con:
- febbre alta,
- dolori diffusi
- gonfiore dei linfonodi
- difficoltà a deglutire
- grave stato di prostrazione.
Quando viene trasmessa dalla puntura di zecca causa una tumefazione dolorosa dei linfonodi, spesso (ma non sempre) preceduta o accompagnata da:
- una lesione della pelle in corrispondenza del morso
- febbre
- malessere generale.
Quali sono le possibili conseguenze della Tularemia?
La tularemia ha normalmente una durata di circa due settimane. Se non viene curata tempestivamente può assumere gravi forme polmonari e tifoidee e risultare letale fino al 30% dei casi.
Come si cura la Tularemia?
Data la mancanza di sintomi specifici, è indispensabile che la diagnosi di Tularemia venga confermata da test di laboratorio appropriati.
In caso di sospetta malattia, la terapia antibiotica, iniziata tempestivamente, è risolutiva nella maggior parte dei casi.