Ok a passeggiate, ma con qualche attenzione!
01 marzo 2021Vaccino Covid e malattia di Lyme
15 marzo 2021Il giornalista Augusto Cesare Romanelli lo ha chiesto al dott. Maurizio Ruscio nell’ambito del dossier sulla prevenzione delle arbovirosi (malattie virali trasmesse da zecche, zanzare e flebotomi con il morso o la puntura), pubblicato da La Settimana Veterinaria del 3 marzo 2021.
Stando ai dati il Friuli Venezia Giulia è in linea con il quadro nazionale: la pandemia ha fatto registrare una contrazione della domanda di prestazioni e servizi da parte dei cittadini, preoccupati di esporsi a un possibile contagio.
La situazione nell’area giuliano-isontina
Nel 2020 il Laboratorio unico di Trieste, Gorizia e Monfalcone (al quale afferiscono anche i prelievi dell’ospedale infantile Burlo-Garofolo) ha effettuato oltre 32mila esami per la siero-diagnosi della malattia di Lyme, il 9% in meno rispetto all’anno precedente.
Un dato in controtendenza rispetto al numero dei morsi di zecca, segnalati già a marzo 2020, soprattutto da residenti nel Carso triestino. Nello stesso periodo inoltre una significativa presenza di zecche è stata individuata anche negli animali da compagnia (soprattutto cani, ma anche molti gatti) che vivono in città.
La possibile spiegazione
È probabile che il lungo lockdown della scorsa primavera e le misure di distanziamento sociale abbiano spinto più persone del solito a passeggiare all’aperto o a svolgere attività a contatto con il verde (curare le piante del giardino o falciare l’erba), complici anche le condizioni meteo favorevoli.
È altrettanto verosimile che la pressione psicologica esercitata dal coronavirus abbia indotto ad allentare, da un lato, le normali misure di protezione e prevenzione e, dall’altro, a non effettuare accertamenti diagnostici per paura di recarsi in ospedale.
La malattia di Lyme tra conferme e novità
Nel 2020 l’eritema migrante si è confermata la manifestazione tipica della malattia di Lyme nelle province di Trieste e Gorizia, presente nel 58% dei casi.
La novità è la recrudescenza di casi a fine anno. Se da un lato il fenomeno indica che l’attività delle zecche si è protratta ben oltre il normale ciclo stagionale (dalla primavera all’autunno), dall’altro conferma la propensione alle attività all’aria aperta e a contatto con la natura sottovalutando il rischio di incorrere nel morso di una zecca.
Per approfondire: