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31 gennaio 2022Lo studio è pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Healthed è frutto della collaborazione fra ricercatori dell’Ateneo triestino coordinati dal prof. Pierluigi Barbieri e dell’Azienda sanitaria giuliano-isontina (ASUGI), con la supervisione del dottor Maurizio Ruscio.
La scoperta
I test condotti nel laboratorio di biosicurezza dell’Ospedale San Polo di Monfalcone hanno documentato come particelle di aerosol di dimensioni inferiori a 5 micrometri - quelle che sfuggono alle mascherine chirurgiche - possano veicolare il SARS-CoV-2 e mantenere la sua capacità di replicarsi e infettare colture cellulari anche dopo un tempo brevissimo (5 minuti).
Gli esperimenti hanno inoltre verificato che il virus perde la sua capacità infettiva rimanendo a distanza da individui infetti o quando la carica virale è bassa.
Le indicazioni sul piano pratico
Poiché una persona infetta può emettere un aerosol contenente il virus con la respirazione, la tosse, gli starnuti e la vocalizzazione la ricerca ha confermato l’importanza di tre misure di prevenzione:
- la ventilazione degli ambienti chiusi, utilizzando purificatori d’aria o semplicemente aprendo le finestre
- il distanziamento sociale
- evitando assembramentianche all’aperto.
La buona notizia
Gli strumenti realizzati per la ricerca hanno permesso di allestire un sistema sperimentale per valutare la disinfezione di materiali o dispositivi che lavorano a bassi flussi d’aria, come quelli utilizzati nei sistemi di ventilazione e areazione dei locali.
I test condotti nelle strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia monitorate dai ricercatori hanno dimostrato l’assenza di virus infettivo nell'aria interna.
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