Tale infiammazione è solitamente indotta dalla saliva della zecca, nella quale sono presenti diverse sostanze anestetiche e anticoagulanti in grado di suscitare una fugace reazione cutanea.
La comparsa della reazione non è sinonimo di malattia e non indica la trasmissione di agenti infettivi da parte della zecca.
Guarisce da sé
Di norma la lesione indotta dal morso di zecca guarisce spontaneamente.
Lo rivela una recente testimonianza scientifica, pubblicata online lo scorso 3 ottobre sulla rivista Cureus. Descrive come si è modificata e poi risolta nell’arco di 30 giorni l’infiammazione causata da un morso di zecca senza ricorrere ad alcun trattamento.
Le immagini che accompagnano il testo mostrano:
- la zecca, prima della rimozione, saldamente attaccata alla pelle e circondata da un piccolo arrossamento evanescente,
- la comparsa, 24 ore dopo l’asportazione della zecca, di una papula eritematosa (zona rialzata della pelle con meno di 1 centimetro di diametro), nella zona del morso,
- la persistenza della lesione per circa 14 giorni, trascorsi i quali inizia a schiarire,
- la trasformazione della lesione, a 30 giorni dall’estrazione della zecca, in un minuscolo segno rosato sulla pelle, in leggero rilievo.
La differenza con l’Eritema Migrante
La risposta infiammatoria provocata dal morso di zecca non va confusa con l’eritema migrante, segno caratteristico della malattia di Lyme.
L’eritema migrante compare a distanza di giorni o settimane dal morso di zecca e tende lentamente ad espandersi.
Diversamente, la reazione infiammatoria locale si presenta subito dopo il morso di zecca e nel corso dei giorni e delle settimane successive tende progressivamente a regredire.
Per distinguere le due lesioni c’è un semplice ma efficace metodo empirico, basta circondare la zona arrossata con un pennarello, facendo attenzione a come evolve.
Se col passare del tempo l’arrossamento cresce di 2-4 mm al giorno e oltrepassa il segno del pennarello si tratta di eritema migrante (stadio iniziale della malattia di Lyme) e va sottoposto tempestivamente al proprio medico curante.
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Fonte immagine: www.pexels.com