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La tecnologia elettromagnetica è utilizzata da diversi anni nella medicina estetica. Uno recente studio pubblicato sul Journal of Cosmetic Dermatology presenta alcune prove della sua utilità anche nella malattia di Lyme, in particolare nel trattamento dei sintomi persistenti.

Lo studio riporta i benefici ottenuti da otto pazienti dopo aver completato un ciclo di sedute con tecnologia VFEM (energia elettromagnetica a frequenza variabile), segnalando che “tutti gli otto pazienti hanno avuto un miglioramento significativo nell’arco di 4 mesi”.

 

Gli antefatti

 

Nel 2020 due pazienti con sindrome di malattia di Lyme persistente (PTLDS) hanno registrato alcuni effetti a seguito di un trattamento elettromagnetico focalizzato ad alta intensità (HIFEM) utilizzato per la tonificazione e il rafforzamento muscolare.

Inizialmente hanno manifestato una serie di disturbi di varia intensità, noti come reazione Jarisch-Herxheimer (Herx), responsabile di spossatezza, febbre, cefalea, dolori muscolari (mialgia). I sintomi si sono progressivamente attenutati continuando i trattamenti ed hanno infine lasciato posto ad una sensazione generale di benessere.

I risultati hanno portato a selezionare un terzo paziente con storia di PTLDS che, sottoposto agli stessi trattamenti di stimolazione elettromagnetica, ha mostrato un’analoga risposta positiva, nonostante la grave reazione Herx comparsa poche ore dopo il trattamento.

Gli esiti di tali sperimentazioni, successivamente allargate ai coinvolgimento di altri due pazienti, sono stati pubblicati nel 2022 come approccio promettente per attenuare i sintomi di lunga durata della borreliosi.

 

La ricerca di conferme

 

Al fine di verificare se la tecnologia elettromagnetica focalizzata ad alta intensità (HIFEM) poteva rappresentare un trattamento utile nei casi di Lyme persistente è stata condotta una nuova ricerca, coinvolgendo dieci pazienti di età compresa fra i 17 e i 65 anni, con diagnosi di malattia di Lyme e sintomi di lunga durata nonostante la terapia antibiotica.

L'intento era “determinare se 10 trattamenti con frequenza hertz modificata in un periodo di 4 mesi avrebbero potuto migliorare i loro sintomi” e in che misura favorire la ripresa da:

- grave affaticamento (debilitazione)

- inabilità lavorativa

- incapacità di svolgere le attività quotidiane.

Otto dei dieci pazienti hanno completato il previsto ciclo di trattamenti, sospendendo nel frattempo ogni terapia antibiotica.

 

I risultati

 

“Tutti gli otto pazienti si sono dichiarati soddisfatti dei risultati ottenuti e tutti hanno riscontrato un miglioramento significativo della qualità della vita”.

Sulla base di tali esiti i ricercatori hanno concluso che l’impiego della “VFEM (energia elettromagnetica a frequenza variabile) sembra dimostrare un effetto positivo nei pazienti con Lyme persistente, con reazioni avverse o collaterali minime o nulle”.

Per migliorare i risultati e standardizzare l’approccio terapeutico si stanno ora perfezionando i protocolli di trattamento (numero dei trattamenti, frequenze hertz, livelli di energia).

 

Punti di forza e limiti dell’indagine

 

Lo studio sottolinea correttamente la non scomparsa dei sintomi persistenti dopo i trattamenti con energia elettromagnetica, ma il miglioramento della sensazione di benessere percepita dai pazienti.

Evidenzia inoltre alcuni vantaggi della magnetoterapia:

- effetti collaterali minimi o nulli

- utilizzo di dispositivi e tecnologie approvate dalla FDA (l’agenzia americana per i farmaci e i dispositivi medici)

- esecuzione dei trattamenti in ambiente ambulatoriale, senza procedure invasive, per una durata limitata di tempo

- possibilità di effettuare trattamenti di mantenimento per salvaguardare e/o prolungare i benefici ottenuti.

A differenza di altri approcci terapeutici non convenzionali lo studio documenta prove e risultati, è condotto da ricercatori che operano presso il Michigan Vascular Institute (USA), una struttura sanitaria autorizzata e riporta altre ricerche che provano gli effetti positivi dei campi elettromagnetici nel trattamento di sindromi dolorose persistenti, come la fibromialgia.

Lo studio tuttavia presenta due limiti:

- il ridotto campione su cui si basano gli esiti dei trattamenti

- i costi delle prestazioni a carico dei pazienti, indicate in 5mila dollari per una serie completa di trattamenti e in “diverse centinaia di dollari l'anno” per i trattamenti di mantenimento.

 

 

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