Negli Usa il primo vaccino anti-zecche
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Una malattia considerata rara in Italia, ma potenzialmente grave e ritenuta “una crescente minaccia per la salute dei lavoratori all'aperto soprattutto nell'Italia nord-orientale”.
Ma la TBE è percepita come rischio professionale? E quanto è diffusa la sua conoscenza tra gli operatori della sicurezza?
Uno studio fra i Medici del lavoro
Nel 2020 un gruppo di ricercata, guidato dall'Unità sanitaria locale di Reggio Emilia, ha provato a fare il punto sulle conoscenze, gli atteggiamenti e le pratiche dei medici del lavoro nei confronti della TBE.
A questo fine ha condotto un sondaggio online, su base volontaria, al quale hanno aderito 229 medici del lavoro italiani, 102 dei quali residenti in una regione endemica per la TBE.
A tutti è stato chiesto di compilare un questionario (con test di conoscenza e percezione del rischio professionale legato alla malattia), avvisando che le informazioni sarebbero state raccolte in forma anonima.
I risultati
Un'adeguata conoscenza generale della malattia da TBE è stata riscontrata nel 58% dei medici del lavoro aderenti al sondaggio.
Tuttavia:
- solo il 16,6% era al corrente di casi di TBE nella regione in cui vive o lavora,
- meno di un quarto (27,9%) ha riconosciuto la TBE come una malattia prevenibile con il vaccino e altre misure comportamentali,
- circa il 20% ha dichiarato di raccomandare la vaccinazione ai lavoratori più a rischio,
- solamente il 27,1% ha capito che il vaccino anti TBE non è attivo contro la malattia di Lyme.
La percezione del rischio
I ricercatori hanno inoltre rilevato incertezze significative sulla gestione del morso di zecca in un’alta percentuale di intervistati (25,3%) e hanno sottolineato che la maggioranza dei medici del lavoro:
- non è consapevole della possibilità di prevenire la TBE con un vaccino efficace e affidabile,
- non ritiene la TBE una malattia di gravità e insorgenza significativa nella pratica quotidiana.
Tale valutazione ha portato i ricercatori a evidenziare “una diffusa sottostima” del rischio TBE sui luoghi di lavoro, con possibili conseguenze sulla salute e sicurezza dei lavoratori interessati.
Le indicazioni
Il gruppo di ricerca ha riconosciuto le “dimensioni limitate” del campione intervistato e ha invitato a interpretare “con cautela" i risultati, spiegando che potrebbero non essere rappresentativi della situazione nazionale.
Al di là di tali limiti ha sottolineato la necessità di colmare le lacune informative sulla TBE e caldeggiato interventi per:
- far aumentare le conoscenze sull’encefalite da zecche nei medici del lavoro
- diffondere le raccomandazioni sulla vaccinazione anti-TBE previste dal Ministero della Salute e dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL)
- promuovere strumenti per una maggiore interazione dei medici del lavoro con i lavoratori a rischio al fine di contrastare la TBE e ridurre la potenziale diffusione di tutte le malattie trasmesse dalle zecche.
Per approfondire: