L’iniziativa si propone di intensificare le misure di prevenzione, mettendo sotto controllo le zone del territorio provinciale con caratteristiche ambientali favorevoli allo sviluppo delle zecche.
I dati sulla borreliosi di Lyme
Nella Provincia autonoma di Trento la prevalenza di zecche infette da borrelia, il battere che causa la malattia di Lyme, è abbastanza elevata (16%).
Dal 2000 al 2017 i casi noti di malattia sono stati 221, divenuti 327 nel biennio successivo (2018-2019), 41 dei quali riferiti al solo 2019.
La borreliosi di Lyme risulta presente in tutto il territorio provinciale.
I dati sulla Tbe (encefalite da zecche)
Nel periodo 2000 – 2017 i casi notificati di Tbe sono stati 118, saliti a 172 nel biennio 2018-2019, con 25 casi nel solo 2019.
Le aree più a rischio sono Val di Non, la Val di Cembra ela Piana Rotaliana oltre ad alcune zone nei dintorni di Trento e di Ronzo Chienis, con segnalazionianchenella Valle dei Laghi.
Dal 2018 la vaccinazione anti-Tbe è gratuita per i residenti e raccomandata, in particolare, a chi è abituato a fare escursioni, oppure lavora, nei boschi, nei prati e nelle zone dove la vegetazione è rigogliosa.
Gli effetti del lockdown
Al termine del lungo lockdown del 2020 l’Azienda sanitaria provinciale ha informato che le zecche si sono avvicinate ai centri abitati trasportate dalla fauna selvatica. Ha quindi raccomandato grande attenzione poiché il fenomeno ha aumentato le possibilità di incorrere in punture infettanti e nella trasmissione di malattie.
Un rischio anche in alta montagna
In Trentino la presenza di zecche è consolidata pure a quote elevate (sopra i 2.000 metri) durante il periodo di picco che va da fine maggio a luglio.
A sottolinearlo è la Fondazione Edmund Mach che coordina, su incarico del Dipartimento salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento, la cabina di regia provinciale per la sorveglianza e il controllo dei vettori ed è impegnata a livello internazionale nello studio delle malattie emergenti della fauna selvatica.