Quando la malattia di Lyme non guarisce
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11 dicembre 2023In pratica le abitudini di tweeting si sono rivelate un “termometro” affidabile sulla diffusione e l’incidenza dell’infezione, oltre che un inedito quanto promettente indicatore epidemiologico.
Perché Twitter?
La scelta del popolare social network è dovuta al fatto che conta 76,9 milioni di iscritti e colloca gli Stati Uniti in testa ai paesi con il maggior numero di utenti.
Ogni giorno la piattaforma registra 500 milioni di tweet in tempo reale, per lo più pubblici e geolocalizzati in modo specifico.
Permette quindi di avere accesso a un ampio e aggiornato set di dati e di poterli analizzare in modo dettagliato.
Come si è svolto lo studio
La ricerca si è articolata in tre fasi:
- nella prima sono stati raccolti circa 1,3 milioni di tweet in lingua inglese, pubblicati tra il 2010 e il 2019, poi rielaborati per estrarre quelli più rilevanti sulla malattia di Lyme
- il procedimento ha consentito di ottenere un set di 77.500 tweet utilizzato per addestrare, convalidare e testare un modello di classificazione dei tweet più pertinenti
- i risultati ottenuti sono stati quindi confrontati con i dati ufficiali disponibili per la malattia di Lyme.
Il raffronto ha:
- confermato una stretta correlazione tra tweet e casi di malattia soprattutto nel 2017, 2018 e 2019
- sottolineato il ruolo svolto da Twitter nel 2015 e 2016 per far aumentare la consapevolezza generale sulla malattia di Lyme
Il precedente inglese
Un analogo studio – pubblicato nel 2019 sul Journal of Biomedical Informatics - è stato condotto in Gran Bretagna e Irlanda tra il 1 luglio 2017 e il 30 giugno 2018.
L’analisi dei 13.757 tweet raccolti ha permesso di:
- individuare 5.212 utenti geolocalizzati nel Regno Unito e nella Repubblica di Irlanda
- trovare una corrispondenza tra i tweet sulla malattia di Lyme e i rapporti di sorveglianza nazionale
- considerare Twitter una piattaforma dotata di un elevato potenziale per scoprire precocemente focolai di malattia.
Qual è il valore dei dati digitali?
I livelli di "rumore" dei social media si stanno rivelando un campo di indagine che attira l’interesse dei ricercatori per la potenziale capacità di fornire, in modo rapido ed economico, indizi e segnalazioni geograficamente identificate sul sorgere o l’espandersi delle malattie.
Il fenomeno, noto come epidemiologia digitale, non è tuttavia privo di rischi.
L’utilizzo di dati provenienti dai social media rappresenta infatti una sfida sul piano dell’accuratezza, ma soprattutto su quello della privacy.
Tuttavia i comportamenti on line delle persone che utilizzano il web per esprimere le loro preoccupazioni, segnalare il loro stato di salute, cercare informazioni su sintomi e rimedi possono rivelarsi un nuovo, quanto interessante strumento di allerta precoce e monitoraggio delle malattie.
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fonte: www.pexels.com
Fonte immagine: https://bmcmedinformdecismak.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12911-023-02315-z#Tab1