Zecche: dove si rischia di più

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Cresce l’allerta zecche in Veneto
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Nessun allarmismo, ma tanta prudenza. La raccomandazione è delle autorità sanitarie di Veneto, Piemonte e Trentino dove è segnalata un’anomala diffusione di zecche.

Le cause, a parere degli esperti, sono l’inverno mite, la presentazione anticipata dell’estate e l’abbondanza di fauna selvatica, tre condizioni ottimali per il proliferare delle zecche.

 

La situazione nel Veronese

 

L’allerta in Veneto è partita dalla provincia di Verona il 27 maggio con l’invito dell’Ulss Scaligera a prestare grande attenzione in caso di gite ed escursioni nelle aree montane e collinari.

Una necessità confermata dagli accessi al pronto soccorso: l’ospedale di Negrar ne ha registrati 11 in aprile e ben 23 a maggio, tutti conseguenti morsi di zecca.

Un numero insolitamente alto per il periodo e probabilmente destinato ad aumentare durante l’estate, complice la «spropositata» diffusione di zecche sui sentieri battuti e lungo i percorsi più frequentati.

 

In Piemonte

 

Alle prese con un’invasione di zecche anche i boschi e le montagne del Piemonte, dove si moltiplicano le segnalazioni di «incontri ravvicinati» con i parassiti.

Medici e veterinari raccomandano prudenza e sollecitano residenti ed escursionisti a non sottovalutare le punture di zecca e i rischi per salute.

Un invito amplificato dalla Regione che ha predisposto un vademecum con consigli e informazioni utili.

 

In Trentino

 

La stagione purtroppo non promette bene in fatto di zecche e in diversi comuni del Trentino sono comparsi avvisi lungo i sentieri per mettere in guardia cittadini ed turisti sul pericolo di essere morsi.

A destare una certa preoccupazione è l’aumento dei casi di malattia di Lyme e di Tbe, documentati dal report presentato il 2 giugno dall’azienda sanitaria provinciale.

In Trentino si è passati da una media di 17 casi all’anno di malattia di Lyme ai 41 degli ultimi 5 anni, fino ad arrivare a 45 casi accertati nel 2020.

Per la Tbe la media annuale si è raddoppiata negli ultimi 5 anni (da 9,7 a 23,2) con 32 casi registrati nel 2020.

Il quadro mostra una sempre maggiore pericolosità delle zecche trentine: 1 su 5 – secondo la Fondazione Edmund Mach – sarebbe infetta e portatrice di Borrelia, l’agente responsabile della malattia di Lyme.

Fra i territori a maggior rischio la Valle di Non, la Val di Cembra e la Valle dei Laghi.

 

 

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