A sostenerlo è una ricerca canadese presentata all’incontro annuale della Society of Integrative and Comparative Biology (SICB) svoltosi a Phoenix, in Arizona (USA), dal 3 al 7 gennaio 2022.
L’esperimento
Per tre inverni il team di ricerca guidato dalla dottoressa Laura Ferguson, eco-immunologa della Dalhousie University di Halifax (Nuova Scozia – Canada) ha collocato 600 zecche in singole fiale e le ha posizionate per quattro mesi all’aperto, sotto una lettiera di foglie, a temperature variabili da -18° a 20°C.
Al termine del periodo le fiale sono state raccolte e analizzate, rivelando che circa il 79% delle zecche infette da Borrelia è sopravvissuto al freddo, contro il 50% delle zecche non infette.
La conferma
Per verificare come l’oscillazione delle temperature invernali, con giornate insolitamente tiepide e ondate di freddo intenso, può influenzare l’attività delle zecche la Ferguson ha condotto un secondo esperimento in laboratorio.
Ha sottoposto le zecche infette e non infette a tre condizioni termiche: temperatura di congelamento, temperatura di 3°C e temperature fluttuanti. Ha quindi monitorato il loro comportamento con un raggio infrarosso.
Le zecche infette esposte a temperature variabili si sono rivelate le più laboriose: circa 4 giorni alla settimana si sono “svegliate” e hanno cercato di uscire dalla fiala, contro 1 o 2 giorni delle zecche non infette o mantenute a una temperatura costante.
Le zecche infette sono inoltre diventate attive dopo un periodo di freddo in misura maggiore delle zecche non infette.
Le indicazioni
A parere della dottoressa Ferguson l’infezione da Borrelia sembra rendere le zecche:
- più attive nella ricerca di un ospite sul quale nutrirsi
- molto aggressive anche nella stagione invernale, soprattutto in presenza di inverni con freddo e temperature miti.
La capacità delle zecche infette di adattarsi a climi diversi aumenta i rischi per la salute e lascia prevedere più casi di malattia di Lyme.
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